L’esponente della Commissione Affari Sociali ha partecipato al convegno sui 20 anni della legge 42 del 1999 e ha ribadito l’impegno contro ogni sanatoria: «La sanità e la salute in genere non può essere un gioco, non si può scherzare. C’è ancora molto da fare per far sì che la salute possa essere vista come una sanità plurale in cui ci sono diverse professionalità che entrano in gioco e collaborino»
«Controlleremo i decreti attuativi del governo per far sì che effettivamente il riconoscimento di una professione sanitaria sia caratterizzato dal merito, dalle capacità acquisite nel percorso di studi, di formazione e dall’esperienza». L’onorevole Maria Teresa Bellucci, psicoterapeuta, deputato di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Affari Sociali, è stata tra i protagonisti della grande ‘festa’ delle professioni sanitarie che hanno festeggiato alla Nuova Aula dei Gruppi parlamentari i 20 anni della legge 42 del 1999, vero spartiacque nella disciplina di questo settore. Il gruppo di Fratelli d’Italia ha contestato la norma inserita nell’ultima legge di bilancio che prevede che chi ha svolto una professione sanitaria per 36 mesi negli ultimi dieci anni, anche non continuativamente e in modo dipendente o autonomo, possa continuare a farlo iscrivendosi entro il 2019 a un albo speciale. «Abbiamo fatto approvare un Ordine del giorno», spiega Bellucci a Sanità Informazione, «il maxi emendamento ha messo a rischio la qualità della salute, la tutela della salute degli italiani e delle professioni sanitarie».
Onorevole, le professioni sanitarie hanno festeggiato i 20 anni dalla legge 42 del 1999. Nella legge di Bilancio però ci sono state delle misure che per alcuni hanno segnato un passo indietro rispetto alla legge che ha istituito l’Ordine multi -albo. Voi di Fratelli d’Italia vi siete opposti…
«Il maxi emendamento ha messo a rischio la qualità della salute, la tutela della salute degli italiani e delle professioni sanitarie. Come Fratelli d’Italia siamo intervenuti, presentando prima un emendamento, poi successivamente un Ordine del giorno per aiutare il governo a far sì che quel riconoscimento che passava per criteri soltanto quantitativi e quindi legati solo al numero di anni di esercizio in quella professione nella quale si voleva l’ingresso potesse vedere, insieme agli aspetti quantitativi, anche gli aspetti qualitativi come il percorso di formazione, l’inquadramento professionale, la retribuzione riconosciuta negli anni. La sanità e la salute in genere non può essere un gioco, non si può scherzare. Bisogna tutelarla in tutti i modi e quindi come Fratelli d’Italia ci siamo stati. Il nostro ordine del giorno è stato approvato. Ovviamente non è un risultato conclusivo, bisognerà vedere e monitorare i decreti attuativi del governo e far sì che effettivamente il riconoscimento di una professione sanitaria sia caratterizzato dal merito, dalle capacità acquisite nel percorso di studi, di formazione e di esperienza».
L’anno scorso è stato istituito l’Ordine delle professioni sanitarie. Secondo lei che ruolo giocheranno i professionisti sanitari nel Sistema sanitario nazionale?
«Il riconoscimento dell’Ordine è un passo fondamentale perché l’Ordine ha il compito di garantire gli aspetti deontologici, la qualità, il percorso di formazione, quindi avrà un ruolo fondamentale nel garantire la salute degli italiani. Rispetto a questo ancora molto c’è da fare per far sì che la salute possa essere vista come una sanità plurale in cui ci sono diverse professionalità che entrano in gioco, che collaborano ognuno con la propria specificità, ognuno con le proprie caratteristiche, un rapporto di collaborazione e di condivisione costante».