Sono oltre 5 milioni le persone che in Italia soffrono di roncopatia. Studi recenti, realizzati in Svizzera, parlano addirittura di un disturbo che interessa una persona su due, con forme di apnea del sonno anche gravi. Al centro Humanitas San Pio X di Milano il dottor Salamanca con la sua équipe studia nuove tecniche per […]
Sono oltre 5 milioni le persone che in Italia soffrono di roncopatia. Studi recenti, realizzati in Svizzera, parlano addirittura di un disturbo che interessa una persona su due, con forme di apnea del sonno anche gravi. Al centro Humanitas San Pio X di Milano il dottor Salamanca con la sua équipe studia nuove tecniche per fronteggiare e risolvere il problema.
«Innanzitutto, occorre fare una distinzione tra le due roncopatie: una è il classico russamento, la vibrazione delle strutture molli delle prime vie aeree che crea questo fastidioso rumore, mentre la seconda caratteristica della roncopatia è la presenza delle apnee del sonno, ovvero momenti di interruzione del respiro durante il sonno che a lungo andare possono creare problemi importanti soprattutto per l’apparato cardiovascolare, quindi per il cuore, ma anche per il sistema nervoso centrale, quindi il cervello, e ancora per il rene e il polmone. Sono interruzioni con calo dell’ossigenazione del sangue durante il sonno, che mettono in difficoltà una serie di organi».
«Sicuramente anatomici, ovvero delle prime vie aree, dall’ingombro tonsillare, al prolasso del palato molle, dalla grandezza della lingua, alla respirazione nasale. Esistono poi fattori esterni come sovrappeso, fumo, utilizzo di farmaci come ipnotici, antidepressivi, miorilassanti, sonniferi che possono dare un peggioramento della situazione.
La prima cosa da fare è una diagnosi differenziale, ovvero con una polisonnografia, un esame che registra, durante la notte, il russamento, la presenza delle apnee, la posizione del corpo, la frequenza cardiaca, l’ossigenazione del sangue, diversi parametri che concorrono alla diagnosi. Dopodiché si fa un esame endoscopico, sleep endoscopy, attraverso un sonno indotto para fisiologico. Venti minuti durante i quali il paziente si addormenta, russa e va in apnea, quindi si registrano, attraverso una telecamera, le ostruzioni e le modalità di russamento per poi decidere quale terapia seguire. Quali sono? Attraverso terapie chirurgiche o ventilatorie si risolve quasi del tutto il problema: ad esempio con una mascherina nasale che introduce aria continuamente sotto pressione si ottiene la scomparsa pressoché totale delle apnee e del russamento. Allo stesso modo, oggi la terapia chirurgica sta dando risultati notevoli. Un’altra terapia che funziona bene è quella ortodontica con dei byte che vengono messi tra le arcate dentali durante il sonno per tenere la bocca chiusa e posizionare bene la mandibola».