«Noi pensiamo che vadano considerate le specificità di ogni territorio: una regione alpina non è uguale a una regione padana, per restare al Nord, ma certamente questo non significa rinunciare all’universalismo e alla garanzia di solidarietà tra regioni» così il Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali
«Un cittadino della Calabria ha a disposizione per la spesa sociale 22 euro all’anno, uno del Trentino 220. Dieci volte tanto». Secondo Gianmario Gazzi, il Presidente Cnoas (Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali) il Sistema socio-sanitario nazionale italiano non sempre assicura l’uguaglianza dei cittadini italiani. Gazzi, a margine dell’Assemblea delle professioni sanitarie e sociali al teatro Argentina di Roma, ha invitato tutti i rappresentanti delle professioni a lavorare insieme, a concordare una strategia di azione da proporre a Governo e Regioni costruendo un fronte comune per cambiare le cose.
Gli assistenti sociali insieme alle professioni sanitarie riunite per lanciare un messaggio di unione e chiedere di consultarvi sempre per il futuro della sanità italiana
«Assolutamente. La salute ha una componente importantissima che è quella sociale. L’assistente sociale si occupa della persona nella sua globalità, quindi considera il rapporto con il territorio in cui vive nella costruzione di percorsi ad hoc. Spesso usiamo dire che noi siamo i sarti dell’intervento socio-sanitario, quelli che mettono in connessione tutte le risorse disponibili, anche personali, di ogni individuo. Si pensi ad esempio agli interventi con le persone con disabilità, non c’è solo l’acuzie, esiste anche la necessità di una assistenza continua. Ecco, questo oggi nel nostro Paese non è sempre garantito. Noi sappiamo che il divario di spesa sociale tra una Regione del nord e una del Sud Italia può arrivare a dieci volte tanto. Una cittadina del Sud Italia non sempre può avere gli stessi diritti di una cittadina del Nord Italia. Penso sempre alla differenza di spesa sociale tra Calabria e Trentino: è appunto di 10 volte tanto. Da 22 euro a 220 euro pro capite annui».
Il Presidente Fnomceo Anelli ha lanciato un allarme sul regionalismo differenziato, voi cosa pensate?
«Noi pensiamo che vadano considerate le specificità di ogni territorio: una regione alpina non è uguale a una regione padana, per restare al Nord, ma certamente questo non significa rinunciare all’universalismo e alla garanzia di solidarietà tra regioni. I processi di regionalismo devono essere concordati con i territori ma anche con i professionisti che sono esperti tecnici e assolutamente competenti nel dare le soluzioni più adeguate a garantire l’universalismo che oggi è il grande pregio del nostro sistema sanitario nazionale».
Come assistenti sociali qual è la prima richiesta che fate al Governo?
«Innanzitutto, un dialogo. Era importante trovarsi tutti insieme, è necessario costruire un dialogo costruttivo insieme al Governo ma anche alle regioni per creare quei percorsi integrati che diano diritti alle persone. Oggi i diritti sociali, e in parte anche i diritti sanitari, non sono garantiti a tutti nello stesso modo e questo è un problema».