I prematuri sono vestiti con i mini-costumi realizzati da Silvia Renon, cuciti a mano in un feltro adatto a entrare in terapia intensiva. L’ospedale meneghino fa parte del Vermont Oxford Network, organizzazione nata negli Usa nel 1988 con l’obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure ai neonati con un peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi. Sopravvivenza è al 90,9%
C’è chi li chiama “piccoli guerrieri” per la forza con cui lottano per rimanere aggrappati a una vita iniziata con troppo anticipo. Sono i nati prematuri della Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda che in occasione del carnevale ambrosiano 2019, si sono trasformati addirittura in supereroi. C’è Superman, Batman, Wonder Woman, Capitan America e poi c’è anche qualche colorata coccinella.
È l’iniziativa che il Niguarda, con il supporto della NEO-Associazione Amici della Neonatologia, ha messo in atto grazie ai mini-costumi realizzati da Silvia Renon, cuciti a mano in un feltro adatto a entrare in terapia intensiva, e regalati ai piccoli e ai genitori. Un evento che sottolinea ancora una volta come l’umanizzazione rappresenti un elemento imprescindibile per la sopravvivenza dei piccoli nati prematuri in una delle terapie intensive neonatali con la più alta percentuale di sopravvivenza nel mondo.
Il Niguarda infatti con altri mille centri fa parte del Vermont Oxford Network, organizzazione nata negli Usa nel 1988 con l’obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure ai neonati con un peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi. Il tutto attraverso programmi di ricerca, istruzione e progetti di miglioramento della qualità, senza tralasciare il confronto delle performance tra i diversi membri della rete. Ogni centro iscritto al V.O.N., infatti, invia ogni anno alla sede centrale negli U.S.A. i propri dati di attività che, tra gli altri, comprendono un vastissimo numero di risultati clinici e che sono il prodotto dell’attività assistenziale. I dati vanno ad alimentare un database molto ampio e i numeri della Neonatologia del Niguarda descrivono una performance di prima fascia.
Guardando le cifre che si riferiscono al periodo 2006-2017, in cui a Niguarda ci si è presi cura di 601 neonati dal peso inferiore ai 1500 grammi, spicca su tutti il dato della sopravvivenza: «È pari al 90,9% – ci dice Stefano Martinelli, Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale -, mentre il dato relativo alla sopravvivenza senza alcuna disabilità è del 67,2%». Si tratta di valori che inseriscono il Niguarda tra le posizioni di vertice per questi indicatori, al di sopra dei valori medi per la sopravvivenza in Lombardia, dove il dato (per le neonatologie appartenenti al V.O.N.) è pari all’ 88.0% e al 62,4% per la sopravvivenza senza disabilità. Il dato va confrontato con le altre terapie neonatali italiane (che fanno parte del V.O.N.), il cui score medio per la sopravvivenza è dell’86,7% e del 61,1% per quella senza disabilità. Il Niguarda mantiene uno score di rilievo se si allarga il raffronto al resto del globo: infatti, il dato di riferimento fornito dal V.O.N. per le terapie neonatali, sparse in tutto il mondo e aderenti al network, si attesta all’ 85,7% (sopravvivenza), al 57% per la sopravvivenza senza disabilità. I numeri si capovolgono – ed è sintomo di best practice – se si prendono in considerazione alcune delle complicanze che possono colpire i piccoli nati pretermine.
«La terapia intensiva neonatale di Niguarda grazie al supporto della cardiologia-pediatrica, della cardiochirurgia pediatrica, della neurologia pediatrica, della chirurgia e dell’oculistica pediatrica e di tutti i servizi di diagnostica è in grado di fornire un’assistenza a 360 gradi. Ed è anche grazie a questo approccio multidisciplinare che siamo riusciti a limitare complicanze temute come la retinopatia della prematurità grave e la leucomalacia periventricolare, una forma di danno cerebrale che può essere complicanza della nascita prematura, abbattendo l’incidenza rispettivamente al 1,9% e al 3,2% – spiega Martinelli -. Sono significative anche le performance per l’emorragia intraventricolare grave (6,4%), l’enterocolite necrotizzante (6,5%) e la displasia broncopolmonare (11,1%). Infine, e non è un dato trascurabile, quasi una mamma su due che lascia la Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda è in grado di allattare il suo piccolo esclusivamente con il proprio latte materno».