L’Associazione Italiana Chiropratici ha incontrato il sottosegretario alla sanità On. Coletto e la vice presidente della Commissione Cultura Scienza e Istruzione, On. Latini, che hanno accolto con favore le istanze dei professionisti italiani sul percorso di formazione dei chiropratici
L’Associazione Italiana Chiropratici è stata ricevuta dal Sottosegretario alla Salute, On. Luca Coletto e dell’On. Giorgia Latini, Vicepresidente Commissione Cultura Scienza e Istruzione. Durante l’incontro formale, tenutosi al Ministero della Salute, il presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici, John Wiliams, ha presentato la richiesta formale di adeguamento del percorso di istruzione agli standard europei e internazionali che prevedono per i chiropratici un corso di laurea magistrale della durata minima di cinque anni.
Il Sottosegretario On. Coletto, e l’On. Latini, hanno ribadito di seguire con attenzione l’ìiter legislativo per la definizione del percorso di studi universitari dei chiropratici e di essere favorevoli ad appoggiare le richieste dell’AIC per l’istituzione di un corso di formazione universitaria quinquennale.
«L’appoggio delle istituzioni è un passo nella giusta direzione verso una maggior tutela del paziente e il rispetto degli standard internazionali in tema di professioni sanitarie – commenta il presidente John Williams – oggi possiamo affermare di essere ottimisti sul futuro della chiropratica e apprezziamo la posizione di apertura espressa dai rappresentanti del Governo e del Parlamento durante l’incontro al Ministero della Salute. Lavoreremo in maniera efficace per continuare a sviluppare un rapporto di collaborazione costruttiva con il MIUR – continua Williams – e siamo ottimisti che, finalmente, dopo anni di attesa, la chiropratica possa diventare anche in Italia una professione sanitaria a tutti gli effetti, come delineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità».
John Williams, in veste di Presidente dell’unica associazione dei Chiropratici italiana riconosciuta dalla comunità internazionale, relazionerà sullo stato di avanzamento dell’iter legislativo ai colleghi europei, durante il Congresso Mondiale “Epic 2019” in corso a Berlino dal 18 al 23 marzo organizzato dalla World Federation of Chiropractic e dalla European Chiropractors Union.
Il caso legislativo italiano sul tema della chiropratica è stato più volte portato ad esempio negativo dalle organizzazioni sanitarie mondiali dei chiropratici. Ad oggi, infatti, non esistono scorciatoie o alternative; il titolo di chiropratico si ottiene esclusivamente nelle università. Ma soltanto all’estero. L’Italia continua dunque ad essere l’unico Paese a non aver definito il percorso di studi del chiropratico secondo i principi stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I chiropratici non potranno mai accettare un percorso formativo che preveda una laurea inferiore a quella richiesta dagli standard internazionali. «Il rischio di creare un mostro giuridico che non avrebbe uguali nel mondo, purtroppo è ancora alto, – continua John Williams – e temiamo che siano in atto dei tentativi di relegare il futuro della nostra professione all’ambito tecnico, facendo perdere alla chiropratica la propria identità e al Paese i vantaggi del rapporto costi/efficacia».
Cosa succede in Europa e negli USA.
I corsi di laurea riconosciuti in Europa e negli Stati Uniti hanno tutti una durata minima di cinque anni a ciclo unico, corrispondenti ad una nostra laurea magistrale, (negli USA sono previsti addirittura otto anni per la laurea in chiropratica). Ma il paradosso è che la laurea magistrale a ciclo unico è già prevista anche dalla Legge italiana: nella norma del 2007 (L. 244/2007, art., 2,comma 355), non abrogata dalla legge n.3/18.
Negli USA, come nella maggior parte dei paesi occidentali, i governi hanno recepito i grandi vantaggi dovuti al risparmio di risorse nei servizi sanitari. Risparmi di costi dovuti al mancato utilizzo di farmaci, meno ricoveri ospedalieri e risparmi di oneri sociali (meno giornate di lavoro perse).
La laurea Magistrale serve a tutelare i pazienti
L’Associazione Italiana Chiropratici auspica dunque che i Ministeri e gli Organismi competenti chiamati in causa dalla Legge 3/2018 vogliano definire in fretta sia il profilo professionale sia il percorso di studi universitari, al fine non solo di mettere la chiropratica in Italia al pari degli altri paesi europei, ma anche per la tutela della sicurezza stessa dei pazienti, impedendo cioè che persone non adeguatamente formate, seppur in possesso di altre lauree dell’area sanitaria, possano esercitare una professione specifica e complessa come la chiropratica.
L’OMS definisce i chiropratici quali operatori sanitari primari.
D’altronde l’Organizzazione Mondiale della Sanità già fornisce un quadro puntuale delle caratteristiche fondamentali della chiropratica, che la distinguono da tutte le altre professioni sanitarie, e delle competenze che il professionista laureato deve acquisire. La definisce come professione sanitaria dedita alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione dei disturbi del sistema neuro-muscolo-scheletrico e degli effetti di tali disturbi sullo stato di salute generale e riconosce i laureati in chiropratica quali operatori sanitari di primo contatto in grado di inviare il paziente ad altre figure sanitarie quando ciò si riveli la scelta più opportuna nel suo interesse.