Con la nuova legge i cittadini saranno mappati e ci sarà una valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità. Il deputato Cinque Stelle primo firmatario della legge: «Così descriveremo i territori per quanto riguarda la salute delle persone, quindi le nuove malattie che si verificano ogni anno, l’incidenza delle patologie, perché le persone vanno in ospedale. È una legge a costo zero»
Referto epidemiologico. È questa la grande novità contenuta nella legge che istituisce la Rete Nazionale dei registri tumori approvata dal Parlamento. Il referto, secondo quanto stabilisce la legge, altro non è che «il dato aggregato o macrodato corrispondente alla valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità che si ottiene da un esame epidemiologico delle principali informazioni relative a tutti i malati e a tutti gli eventi sanitari di una popolazione in uno specifico ambito temporale e in un ambito territoriale circoscritto o a livello nazionale, attraverso la valutazione dell’incidenza delle malattie, del numero e delle cause dei decessi, come rilevabili dalle schede di dimissione ospedaliera e dalle cartelle cliniche, al fine di individuare la diffusione». In altre parole i cittadini italiani saranno mappati e, attraverso i dati raccolti, si potrà intervenire su eventuali fonti di inquinamento. «Se fosse esistita prima questa legge si sarebbero evitati i casi Pfas: in Veneto c’erano tantissime gravidanze che andavano male e casi di infertilità. Nella zona rossa dei Pfas ci sono voluti 20 anni di esposti anche da parte di parlamentari per tirare fuori quello che era ovvio», spiega a Sanità Informazione il deputato Cinque Stelle Alberto Zolezzi, promotore dell’istituzione del referto epidemiologico. «Probabilmente si inizierà dalle zone d’Italia più impattate – continua il deputato M5S – nella fase attuativa che vedrà altri decreti del Ministero della Salute però si vedrà che con costi davvero irrisori e con la distribuzione di risorse si può arrivare a un referto epidemiologico nazionale, infatti è una proposta considerata a costo zero».
Onorevole, perché importante la legge sull’istituzione della Rete registro tumori?
«Questa legge unisce due leggi, quella della scorsa legislatura di Baroni sull’istituzione della Rete dei Registri Tumori e quella a firma mia Zolezzi sull’istituzione del referto epidemiologico. Parto dalla seconda: questo referto intende descrivere i territori per quanto riguarda la salute delle persone, quindi le nuove malattie che si verificano ogni anno, l’incidenza delle patologie, perché le persone vanno in ospedale, perché le persone muoiono, quante persone muoiono in base alla fascia d’età. E avere una mappatura dei vari registri presenti sul territorio, registri di nascita, eventuali malformazioni congenite, gravidanze problematiche. Nell’intervento in aula ho spiegato che se fosse esistita prima questa legge si sarebbero evitati i casi Pfas (acidi perfluoroacrilici, ndr) dove in Veneto c’erano tantissime gravidanze che andavano male e casi di infertilità. Nella zona rossa dei Pfas ci sono voluti 20 anni di esposti anche da parte di parlamentari per tirare fuori quello che era ovvio: sarebbe bastato mettere a sistema tutti i vari dati e ci si sarebbe reso conto che statisticamente c’era un aumento di alcune patologie. Ci voleva una validazione epidemiologica, una vera e propria relazione sanitaria dove dai numeri, dalle statistiche si riusciva a capire che c’era anche un problema clinico ce andare a cercare di capire quale ne fosse la causa. Tra le patologie chiaramente ci sono anche i tumori, quindi il 70% della popolazione italiana è coperta dal registro tumori, noi con questa legge spingiamo per arrivare al 100%. È una legge che ha avuto già un iter importante nella scorsa legislatura che ha portato al Dpcm del marzo 2017 in cui si è iniziato proprio dalla mappatura dei vari registri, ce ne sono 148. Spesso lavorano in maniera un po’ indipendente quindi alla fine non ci sono fotografie della salute dei territori, della proporzionalità rispetto ai territori vicini, rispetto alle regioni e alla nazione, e soprattutto non c’è un andamento pluriennale studiato e quindi non si capisce come sta un territorio, se ci sono eventuali fattori di rischio, se si può intervenire. Si possono risparmiare soldi, risorse e destinarle alla prevenzione e alla fine c’è anche un aspetto economico importantissimo: chi ha stimato l’esternalità sanitaria ambientale in Italia ha calcolato 48,3 miliardi che in gran parte possono essere vitali, se c’è un tipo di produzione che in un tipo di territorio dà problemi la sostituisco con qualcosa di più sostenibile come il recupero di materia: noi abbiamo messo 26 milioni in legge di Bilancio per stimolare l’acquisto di oggetti recuperati invece che incenerirli e questo è già un passo, una cosa che con questa legge vogliamo stimolare».
Il referto è una novità assoluta per l’Italia?
«Sì. Di solito pensiamo al referto quando andiamo dal medico e fa una refertazione in senso medico-legale. Il referto può essere anche epidemiologico, nel senso che dopo che ho visto dei dati matematico-statistici descrivo un territorio sulla base di vari aspetti che considero le principali malattie causa di morte. Probabilmente si inizierà dalle zone d’Italia più impattate nella fase attuativa che vedrà altri decreti del Ministero della Salute però si vedrà che con costi davvero irrisori e con la distribuzione di risorse si può arrivare a un referto epidemiologico nazionale, infatti è una proposta considerata a costo zero. Bilanciandola sui risparmi in esternalità sanitaria potrà essere davvero a costo zero. È la prima volta che viene usata la parola referto per questo aspetto nella normativa italiana, siamo orgogliosi di questo, anche perché a livello internazionale non c’è una legge di questo genere. Però esistono già applicazioni nazionali: a Genova è stato applicato il referto epidemiologico, si è visto che ci sono quartieri in cui c’è una mortalità molto più elevata, è chiaro che questo può essere un dato che può spingere ad approfondire, a migliorare la qualità di vita di quelle persone, per ridurre le emissioni in atmosfera e determinati fattori inquinanti, risparmiare soldi e sofferenze, mortalità, tumori».