«Una opportunità di promozione per il singolo e per la società». Così il professore e psicologo forense, in un recente dibattito sulla legge Cirinnà, spiega perché l’aggiornamento continuo per i medici è imprescindibile anche per aiutare le famiglie a tutelare i minori
«Medici e psicologi affamati di miglioramenti da apportare a sé stessi». È questa la fotografia scattata ai professionisti dal prof. Vincenzo Mastronardi, psicologo forense e criminologo, in occasione di un recente convegno sulle implicazioni della legge Cirinnà sulla famiglia. Una “fame” di formazione che, oltre a essere una «opportunità di promozione per il singolo e per la società nel suo complesso» è diventata una necessità imprescindibile per la comprensione dei fenomeni che accompagnano l’avvento di nuove tecnologie e media.
Anno dopo anno vengono infatti lanciati sul mercato nuovi social network e relative app sempre più inclusive, cui fanno seguito la crescita del livello dell’interazione e la diminuzione dell’età media dei fruitori. Consapevole delle numerose opportunità educative e culturali offerte da internet e nuovi media – tra i suoi incarichi anche quello di componente presso il Ministero delle Comunicazioni del “Comitato di Garanzia “Internet e Minori” – il prof. Mastronardi mette in guardia dai rischi che vi si annidano e di cui spesso gli utenti più giovani non sono consapevoli; frequenti sono i casi di cyberbullismo o adescamento di minori, quando non si configurino veri e propri disturbi mentali dovuti all’uso compulsivo degli smartphone. Di fronte alle montanti criticità derivanti dall’uso di questi strumenti controversi, ormai comunemente percepiti come indispensabili, sorge spontanea la domanda: chi è titolato a intervenire a tutela dei minori, la categoria più fragile fra quelle che hanno accesso ai nuovi media? Il professore Mastronardi non ha dubbi, è la famiglia. Di quest’ultima, il professore ha ribadito la centralità, evidenziando inoltre i rischi cui essa è esposta. «La famiglia è sempre a rischio e va assistita ben attentamente, poiché le prime disfunzionalità avvengono proprio al suo interno. Non è un revival ma qualcosa di completamente nuovo, dettato dall’avvento di nuove tecnologie e dall’affermarsi di internet. I familiari hanno il dovere di difendere i ragazzi dalle minacce rappresentate dai cybercrimini e di mostrare loro gli strumenti per difendersi da soli. Hanno altresì il compito di individuare le situazioni di rischio ed interpretare i messaggi che, a livello verbale e non verbale, i nostri ragazzi ci trasmettono per manifestare il loro disagio. Non bisogna mai criminalizzare né la famiglia né la scuola, ma piuttosto supportarle sempre con la massima dedizione». Sono i familiari, dunque, a dover prestare orecchio in prima battuta ai bisogni e, in alcuni casi, alle vere e proprie richieste di aiuto dei minori. Nei casi più complessi, però, devono intervenire il medico e lo psicologo, fornendo un contributo specialistico che non può prescindere da un puntuale aggiornamento professionale. Riferendosi al video corso sulla legge Cirinnà dedicato a medici e legali, il professore ha concluso: «Un corso di questo tipo porta valore aggiunto alla formazione dei professionisti, rappresenta un punto nautico che ci consente di comprendere i confini entro cui mantenerci a livello operativo e comportamentale, rispettando determinati canoni che abbiamo ormai ben chiari in mente.»