Il vicepresidente della Federazione degli Ordini dei Medici teme che il superamento del tetto di spesa per il personale calcolato sui parametri dello scorso anno non sia sufficiente a risolvere il problema della carenza di medici e professionisti sanitari: «Se in Veneto mancano 1300 camici bianchi e non calcolo l’incremento sul personale originario, c’è il rischio di non recuperare granché»
«È senz’altro positivo che si inizi a pensare di sbloccare i fondi per le assunzioni, ma la metodologia scelta è ancora oggetto di valutazione». Così Giovanni Leoni, vicepresidente della FNOMCeO, commenta l’annuncio del raggiungimento dell’accordo sul superamento del tetto di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale.
La Federazione e alcuni sindacati vogliono infatti capire bene se la norma annunciata dal ministro Grillo possa concretamente produrre l’aumento delle risorse per procedere con le assunzioni. Nel testo dell’emendamento è specificato che «a decorrere dal 2019, la spesa per il personale degli Enti del Ssn di ciascuna Regione non può superare il valore della spesa sostenuta nel 2018», che potrà «essere incrementata per un importo pari al 5% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’esercizio precedente».
«Ma se la spesa è fissata al 2018 – si chiede Leoni -, quando già mancavano 50mila infermieri e 10mila medici, di fatto gli operatori persi in questi anni non verrebbero recuperati. E i 50 milioni – pari al 5% dell’aumento del Fondo sanitario nazionale previsti dalla norma – basterebbero ad assumere solo 500 camici bianchi».
Fa l’esempio del suo Veneto, Leoni, per spiegare meglio le motivazioni delle sue perplessità: «Qui mancano 1300 medici sui 7500 che costituivano il personale originario. L’aumento della spesa del 5% rispetto a cosa deve essere calcolato? Sui 7500 o sui 6200 dello scorso anno? Se è la seconda ipotesi quella corretta, non si recupererà un granché. E bisogna anche specificare che, ad ogni modo, tutto il meccanismo è legato al Prodotto interno lordo, e se il Pil si blocca non ci sarà affatto alcun incremento».
Un altro nodo da sciogliere è poi quello relativo al divario tra le diverse Regioni, che rischia di non essere colmato ma, anzi, aumentato, perché il 5% premierebbe solo quelle più ricche, come specificato dal presidente della FNOMCeO Filippo Anelli su Repubblica. La FNOMCeO non condivide quindi i toni trionfalistici con cui è stato condiviso l’annuncio, e decide di reagire con i piedi di piombo.
Infine, all’incontro tra il Ministro e le professioni sanitarie è stato anche affrontato il tema dell’applicazione della legge Lorenzin sugli Ordini professionali, che attendono l’attuzione di aspetti importanti della norma quali la revisione della Commissione disciplinare o la presenza del revisore dei conti esterno. «È necessario creare le commissioni per i vari argomenti – spiega Leoni – ma tra un anno e mezzo ci saranno le elezioni per le nuove cariche ordinistiche con le nuove modalità, e quindi ogni aspetto dovrà essere regolamentato secondo la nuova Legge», conclude.
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