Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo non nasconde i dubbi e le preoccupazioni per il provvedimento portato avanti dal governo. Fnomceo chiede ‘Piano Marshall’ per colmare le disuguaglianze di salute
Non una chiusura pregiudiziale, ma sicuramente grande preoccupazione per gli effetti che potrà avere il regionalismo differenziato sul Sistema sanitario nazionale. La esprime ai microfoni di Sanità Informazione il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Palermo e componente del Comitato centrale della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri Toti Amato.
La FNOMCeO guidata da Filippo Anelli da settimane lancia l’allarme sul tema del regionalismo differenziato: giovedì 21 marzo le posizioni dei medici sono state esposte in due tavoli distinti, uno con la Conferenza delle Regioni presieduta da Stefano Bonaccini e l’altro direttamente con il ministro della Salute Giulia Grillo.
Dunque per la Federazione è prioritario lanciare un ‘Piano Marshall’ per la sanità, per colmare le disuguaglianze di salute e recuperare il gap strutturale e organizzativo del Sud attraverso finanziamenti ad hoc, senza incidere sui bilanci delle Regioni ‘virtuose’ del Nord.
Presidente Amato, uno dei temi di questi giorni è sicuramente il regionalismo differenziato. Il presidente Anelli ha più volte lanciato l’allarme sui rischi che potrebbe comportare per il Sistema sanitario, quello cioè che si vengano a creare 21 sistemi sanitari regionali. Lei come la pensa?
«Io provengo da una regione che storicamente ha un’autonomia perché la Sicilia di per sé ha un Parlamento e un’autonomia che è stata rivendicata anche con lotte reali da questo punto di vista, quindi conosciamo i vizi e le virtù di quella che è l’autonomia regionale. Al momento attuale abbiamo forti critiche anche perché non conosciamo esattamente il testo di quello che si vorrebbe fare, quindi un testo reale. Sono solamente notizie di stampa e attraverso queste notizie di stampa sappiamo che cosa propongono le tre regioni che vanno avanti, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Su questo noi esprimiamo delle preoccupazioni. In realtà così com’è impostata i cittadini, io parlo per quanto riguarda l’isola della Sicilia, ne possono avere solamente un nocumento. Il reddito dei siciliani è al di sotto della media nazionale ma ancora di più noi abbiamo un gap da dover recuperare che sono le infrastrutture, allora potrebbe andare bene un regionalismo differenziato. Chiediamo che si possa partire tutti dallo stesso livello. Il punto di partenza deve essere uguale, quindi aggiustiamo il nastro di partenza e poi ben venga il regionalismo differenziato con tutte le ricadute su quella che è l’economia regionale in ogni senso».