Continua il viaggio di Sanità informazione nelle strutture sanitarie. Intervista a Marta Branca, Responsabile IRCCS e IFO nel Lazio: «Il camice bianco si rivolge ai ricorsi se non trova risposte nella sua struttura»
Riorganizzare il lavoro tenendo conto delle necessità dei pazienti, ma anche dei medici. A partire dagli orari di lavoro. Perché se dal 25 novembre scorso lo Stato (almeno quello) si è messo in regola con la normativa europea, la realtà che si vive nelle corsie delle città italiane è spesso ben diversa.
Nell’attesa di una soluzione istituzionale che risolva il problema del turnover – e nella speranza che si faccia presto – i medici continuano a rivolgersi alla giustizia per ottenere un risarcimento per tutti quegli anni in cui la normativa comunitaria sugli orari di lavoro non è stata rispettata dall’Italia.
E i dirigenti delle strutture in cui lavorano questi professionisti, da sempre alle prese con troppi problemi da affrontare nel tentativo di compensare le mancanze “istituzionali” che il medico deve affrontare quotidianamente, devono trovare il modo per tutelare, allo stesso tempo, il medico (vittima di turni massacranti) e il paziente. Sanità informazione ha parlato con Marta Branca, Responsabile degli Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico (IRCCS e IFO) nella Regione Lazio.
«Il problema dell’adeguamento alle normative europee in materia di orari di lavoro è un punto cruciale, in Italia e nel resto d’Europa. I nostri medici e operatori devono sentirsi in una squadra. Il motivo per cui cerchiamo di rispettare gli orari va al di là del mero adempimento alle norme, perché crediamo fortemente nella necessità del giusto riposo. In quanto IRCCS, peraltro, godiamo di un vantaggio: non abbiamo il pronto soccorso, che è collegato maggiormente alle emergenze, e riusciamo quindi a organizzare in modo ottimale l’orario di lavoro dei medici».
Orari di lavoro, e non solo…
«C’è da dire poi che in questa fase i medici sono alle prese anche con altre questioni importanti, come la responsabilità professionale. Spesso i medici si rivolgono alla giustizia perché non riescono a trovare risposte all’interno dell’azienda, e anche perché talvolta vedono uno scollamento fra le politiche portate avanti dalla Regione e dalle direzioni aziendali, e i loro diritti. Noi lavoriamo affinché i nostri professionisti capiscano che nel momento in cui c’è un problema o una denuncia, l’azienda sarà dalla loro parte dall’inizio alla fine. Nel frattempo speriamo si lavori sempre, come si sta facendo, per trovare soluzioni».
Una sensibilità ed attenzione nei confronti delle problematiche del medico che sta caratterizzando l’attuale gestione della struttura.
«Negli IFO il motto è: la persona prima di tutto. Io non ho fatto altro che supportare un processo di umanizzazione che già da anni è in corso in questi istituti».