La patologia, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi che ne attesti l’effetto invalidante, sarà riconosciuta come malattia sociale. La deputata della Lega da anni si batte per questo: «Quando si viene in contatto con la vita reale di queste persone si capisce cosa hanno passato, c’è anche chi ha sfiorato il suicidio». Ora il testo passa al Senato, iter dovrebbe essere veloce
È raggiante Arianna Lazzarini, deputato della Lega e sindaco di Pozzonovo, dopo il voto di Montecitorio che ha approvato con 451 voti favorevoli il Disegno di legge che la vede come prima proponente e relatrice sul riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale.
Il suo impegno in materia viene da lontano, da quando nel lontano 2011 cercava di far approvare un provvedimento simile al Consiglio regionale del Veneto. Dopo il via libera della Camera, manca solo l’ok del Senato e «i tempi potrebbero essere brevi», spiega Lazzarini a Sanità Informazione. Il testo prevede che la cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi che ne attesti l’effetto invalidante, venga riconosciuta come malattia sociale nelle seguenti forme: emicrania cronica e ad alta frequenza; cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; cefalea a grappolo cronica; emicrania parossistica cronica; cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; emicrania continua. La proposta prevede infine che con decreto del ministro della Salute, da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge sono individuati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea, nonché i criteri e le modalità con cui le regioni attuano i medesimi progetti.
Si tratta di una patologia molto invalidante che colpisce circa sette milioni di italiani e che ha un costo sociale importante: «Qualora diventasse legge saremmo il primo paese in Europa a riconoscerla come malattia sociale – spiega la deputata del Carroccio -. L’impatto economico di questa patologia è stimato in 111 miliardi di euro nei 27 paesi dell’Unione europea e Italia, Francia, Germania e Spagna sostengono i costi maggiori».
Onorevole, è soddisfatta dell’approvazione della legge alla Camera?
«È stata una giornata molto importante per circa sette milioni di italiani, il 12% della popolazione, perché dopo tanti anni di attesa da parte dei malati che soffrono di questa patologia abbiamo dato la possibilità di dare un riconoscimento normativo alla cefalea primaria cronica come malattia sociale. Un percorso che ho iniziato nel Consiglio regionale del Veneto nel 2011, ovviamente proponendo un testo di uguale tenore rispetto a quello approvato dalla Camera. Un testo che era partito grazie a testimonianze e segnalazioni di cittadini che soffrono di questa patologia. Tanta soddisfazione perché siamo arrivati alla conclusione grazie ad un grande lavoro fatto dalla Commissione Affari sociali della Camera coinvolgendo tutte le forze politiche, segno evidente che quando si tratta di salute dei cittadini non ci sono differenziazioni, quindi ringrazio tutti».
La cefalea primaria cronica è una malattia molto invalidante…
«Sì, più di quanto si possa immaginare. Spesso è definita come semplice mal di testa passeggero, in realtà non è così. Risulta ai primi posti come malattia invalidante secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed è passata dal terzo al secondo posto come disabilità al mondo. È caduto anche il classico luogo comune secondo cui si pensa che riguardi una certa categoria d’età, principalmente la terza età: in realtà questa malattia interessa principalmente la fascia tra i 20 e i 50 anni di età, ossia il periodo caratterizzato dalla maggiore produttività lavorativa sociale, ed è molto superiore nelle donne in cui c’è una incidenza tre volte maggiore».
Qual è l’impatto anche a livello economico di questa patologia?
«Secondo i dati raccolti anche grazie al Ministero della salute saremmo il primo paese in Europa a riconoscerla come malattia sociale. Considerando che i costi associati alle malattie si tramutano in costi diretti, come visite mediche, esami diagnostici, acquisto di farmaci, ma anche in costi indiretti come la perdita delle giornate lavorative e la ridotta efficienza produttiva. Studi approfonditi hanno rilevato che complessivamente l’impatto economico di questa patologia è stimato in 111 miliardi di euro nei 27 paesi dell’Unione europea e Italia, Francia, Germania e Spagna sostengono i costi maggiori con rimborsi pari a 5,20 miliardi all’anno. Numeri non da poco. Questo provvedimento è nato grazie al lavoro fatto anche con il direttore del Centro cefalee della regione Veneto Giorgio Zanchin, neurologo. Quando si viene in contatto con la vita reale di queste persone si capisce cosa hanno passato, c’è anche chi ha sfiorato il suicidio».
Seguirà l’iter anche in Senato?
«Io mi auguro che l’iter sia veloce, il lavoro più grosso è stato fatto alla Camera, per cui si potrebbe pensare di chiedere la Commissione deliberante in Senato, per cui un passaggio veloce in Commissione e poi Aula. Il Senato dovrebbe recepire quanto già approvato dalla Camera e quindi i tempi direbbero essere brevi».