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Che cos’è la vigoressia? Conosciuta anche come bigoressia e anoressia riversa, la vigoressia è una patologia caratterizzata da un’ossessione, talvolta ingiustificata, verso alcune parti del proprio corpo, che non si accettano per come sono. È una patologia mentale tipicamente maschile, che si manifesta soprattutto tra l’adolescenza e l’età adulta. «La vigoressia – spiega Antonino Zaffiro, […]
Conosciuta anche come bigoressia e anoressia riversa, la vigoressia è una patologia caratterizzata da un’ossessione, talvolta ingiustificata, verso alcune parti del proprio corpo, che non si accettano per come sono. È una patologia mentale tipicamente maschile, che si manifesta soprattutto tra l’adolescenza e l’età adulta. «La vigoressia – spiega Antonino Zaffiro, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro Ananke di Latina, specializzato in disturbi del comportamento alimentare – è quel modo di trattare la propria immagine attraverso il cibo, e non solo, che però vincola il soggetto ad un regime assolutamente rigido».
«Una persona con vigoressia – aggiunge Zaffiro – può avere all’inizio un quadro biologico assolutamente nella norma, ma essere vincolato ad un regime di vita talmente rigido da trasformarsi in una vera e propria prigione, con effetti nefasti per la propria salute mentale prima, e fisica poi». Chi soffre di vigoressia può trascorrere molte ore ad osservarsi e se l’immagine che vede di sé non è mai abbastanza soddisfacente è disposto a fare qualunque cosa pur di migliorarla, anche costo di mettere a rischio la propria salute. «Fa attenzione a tutto – sottolinea lo psicoterapeuta – non c’è spazio per l’imperfezione».
Tutto il resto viene messo in secondo piano, famiglia e rapporti sociali compresi: «La vigoressia rientra tra quei disturbi che si consumano in solitudine tra il soggetto e la sua immagine percepita bella o brutta che sia – continua l’esperto – e lo specchio. Fate caso a quanti specchi ci sono nelle palestre. La situazione diventa preoccupante quando questa immagine polarizza il soggetto e lo stacca dal rapporto con l’altro: non freme più, non si preoccupa più, le sue questioni amorose crollano».
«Se la perfezione dell’immagine ideale diventa la condizione della vita di un soggetto allora siamo nella patologia – commenta Antonino Zaffiro -. Accade quando un individuo rinuncia a quell’imperfezione, quella mancanza, che invece lo renderebbe unico».
«Trattare la vigoressia non è semplice – dice Zaffiro – molte persone non ammettono il proprio disturbo e, di conseguenza, non accettano di avere un problema di salute. Di solito la psicoterapia è il trattamento di elezione per questo tipo di patologia, ma alle volte è richiesto un supporto farmacologico. Il tipo di farmaco – conclude lo psicoterapeuta – è in funzione della singola storia clinica ed è di stretta competenza del medico».