I medici marocchini hanno proclamato quattro giorni di sciopero per chiedere stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro. Hanno iniziato lunedì, quando si sono riuniti a Rabat sotto le bandiere del sindacato indipendente dei medici del settore pubblico (SIMSP) e hanno manifestato insieme a farmacisti e dentisti davanti al ministero della Salute e al […]
I medici marocchini hanno proclamato quattro giorni di sciopero per chiedere stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro. Hanno iniziato lunedì, quando si sono riuniti a Rabat sotto le bandiere del sindacato indipendente dei medici del settore pubblico (SIMSP) e hanno manifestato insieme a farmacisti e dentisti davanti al ministero della Salute e al Parlamento del Marocco. Fatti salvi i servizi di emergenza, i camici bianchi incrociano le braccia anche martedì, giovedì e venerdì.
Le proteste organizzate dalla SIMSP sono cominciate lo scorso dicembre, quando il ministro della Salute ha accolto alcune richieste del sindacato relative alle condizioni di lavoro, ma da allora pare che nulla sia cambiato.
«Non abbiamo visto alcun intervento positivo da parte del Ministro o del governo, che continuano ad ignorare i motivi delle nostre rivendicazioni. Siamo determinati a continuare questa battaglia», ha scritto la SIMSP.
Come riportato dalla stampa locale, i medici vorrebbero che i loro stipendi venissero calcolati tramite un indice che riconosca gli oltre otto anni di studio necessari per ottenere la laurea, mentre il sistema utilizzato attualmente riconosce solo cinque anni di formazione. Manifestano anche contro quella che è stata definita “anarchia chirurgica”: a causa della carenza di risorse, gli interventi non rispettano gli standard clinici ed i parametri di sicurezza.
Vogliono inoltre un’indagine sui professionisti che si sono dimessi in massa per protestare contro le condizioni di lavoro. La scorsa settimana, 120 medici della Regione centrale del Marocco si sono dimessi a causa delle «condizioni catastrofiche in cui riversa la sanità pubblica». Due settimane fa, hanno abbandonato il proprio posto oltre 300 camici bianchi della regione del Nord, parlando del «deterioramento del sistema sanitario della Regione» e dell’«assenza di condizioni di lavoro adeguate negli ospedali pubblici». Una situazione che va avanti da lungo tempo: lo scorso ottobre, ad esempio, si sono dimessi 200 medici in diverse province del Paese. Può essere che siano andati a lavorare all’estero, Italia compresa?