Il segretario FNOMCeO Luigi Conte: «Al centro del congresso di Rimini il miglioramento della comunicazione e del rapporto di fiducia tra camici bianchi e assistiti»
Migliorare la comunicazione medico-paziente. Sarà questo uno dei passaggi fondamentali della tregiorni di Rimini. Come farlo? Il tema è stato al centro dell’intervento del segretario della FNOMCeO, Luigi Conte nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’appuntamento del 19,20 e 21 maggio. Un passaggio fondamentale sembra essere quello di stabilire un nuovo rapporto di fiducia sulla base dell’evoluzione tecnologica della professione e di una maggiore trasparenza nei rapporti e nelle competenze, a partire dall’aggiornamento ECM.
Segretario Conte, perché è importante insistere sul rapporto comunicato medico-paziente?
«Perché ultimamente, questo rapporto, in una fase di estrema tecnologizzazione della professione, sta diventando un po’ secondario. E infatti a Rimini abbiamo una relazione nella sessione introduttiva che si chiama comunicazione e relazione, perché questa è una connotazione fondamentale, nel rapporto tra una persona che ha bisogno di cure e il medico che deve prestare queste cure.. La FNOMCeO è molto attenta a questa questione, già al centro di un corso Fad che abbiamo già organizzato e di un altro in arrivo. Il rapporto va recuperato e riportato entro i canali di una estrema correttezza. Spesso i pazienti ci contestano di non prestar loro l’adeguato tempo di ascolto. Ci dicono che spesso vedono solo la schiena del medico rivolta al computer».
La tecnologia, appunto, ha cambiato questo rapporto. Ora ci si trova di fronte pazienti sempre più esigenti e informati, magari anche perché consultano internet prima del medico.
«Si dice che internet sia il mezzo più democratico del mondo, perché ha aumentato la conoscenza. E questo è in parte è vero perché ha ridotto quella asimmetria informativa che esiste tra il medico e il paziente. Però sul web esiste una tale rilevanza di dati che il paziente talvolta è disorientato e deve per forza confrontarsi con il medico competente. La tecnologia, quindi, non ha cambiato il rapporto con il paziente ma ci spinge a rivederlo e avere un maggiore rapporto di fiducia basato su conoscenze reciproche, più adatte a quello che è un rapporto moderno e più maturo».
Un modo di migliorare il rapporto di fiducia può essere quello di essere più trasparenti soprattutto sulla propria formazione e sull’aggiornamento ECM. Qualcuno ha già chiesto agli Ordini di mettere on line crediti acquisiti e corsi di formazione. Le sembra una valida soluzione?
«Assolutamente sì. Così come abbiamo sostenuto il disclosure code di Farmindustria, ora sosteniamo qualsiasi forma che contribuisca a fare chiarezza sulla posizione del medico. L’obbligo dell’aggiornamento continuo ci vede sostenitori in prima fila e va anche pubblicizzato. Personalmente ritengo che ogni medico nel suo studio, nel suo ambulatorio, potrebbe benissimo mettere ogni tre anni l’attestazione di essere in regola con i crediti formativi per dare al cittadino la dimostrazione di essere un professionista aggiornato».
Ma crede che possa far breccia questa proposta, considerando che secondo le stime ci avviamo alla fine del triennio e solo il 50% dei medici è in regola…
«Ritengo che farà breccia nel momento in cui ci crediamo e lavoriamo per realizzarlo. Finora il messaggio è sull’Ecm è stato un po’ contrastante, alcuni colleghi – ad esempio – hanno avuto la sensazione che tutto sommato l’Ecm fosse fallita. Noi col prossimo triennio cercheremo di partire il dossier formativo: ciascun professionista dovrà programmare il suo aggiornamento nell’ambito di un triennio, coerentemente con l’esercizio della sua disciplina. Quindi non una formazione casuale, pur di fare i crediti, ma aggiornamento nella professione, nella disciplina praticata. Quindi questo sicuramente comporta un miglioramento qualitativo dell’aggiornamento dei professionisti».
Puntando alla qualità si può anche ragionare sull’ipotesi di diminuire i crediti. È una ipotesi già emersa in commissione ECM e della quale ha parlato, ai nostri microfoni, il presidente dell’Ordine dei Biologi Ermanno Calcatelli.
«All’interno della Commissione, e anche tra le professioni sanitarie, non c’è uniformità di giudizio su questo. La maggior parte ritiene che i 50 crediti per anno, che corrispondono bene o male ad una settimana di formazione , siano un tempo quasi doveroso da dare all’aggiornamento e al miglioramento professionale. E quindi in massima parte si è orientati a lasciare questo criterio, mentre se vogliamo farci carico della difficoltà di accedere ad eventi formativi da parte di certe professioni, questo si potrà ovviare attraverso uno specifico finanziamento che magari la commissione nazionale Ecm potrà fare a favore delle professioni che hanno meno eventi a cui rivolgersi».