L’esperta dell’Aifi, l’Associazione Italiana Fisioterapisti: «La scelta delle tecniche si basa sulle necessità individuali della persona, ma a tutti consigliamo degli esercizi domiciliari»
«Ci prendiamo cura della persona durante tutto l’arco della sua vita. Ci occupiamo del benessere degli individui in diversi ambiti della salute partendo dalla prevenzione, passando per la cura, l’abilitazione e riabilitazione delle persone con disabilità in diversi ambiti di intervento: ortopedico, neurologico, oncologico, cardio-respiratorio, urologico e non ultimo quello palliativo». È Francesca Bonetti, fisioterapista, membro dell’Aifi, l’Associazione Italiana Fisioterapisti, a descrivere le principali competenze della categoria professionale. «Competenze – aggiunge – che si intersecano con la capacità del fisioterapista di saper trattare persone con le più diverse patologie avvalendosi di un approccio multidisciplinare e multiprofessionale».
Ma il trattamento è solo una delle fasi della seduta fisioterapica: «La prima delle quali – spiega Bonetti – è caratterizzata dalla valutazione. Nel colloquio clinico, presa visione di tutta la documentazione clinica di cui la persona è in possesso, vengono analizzati i cosiddetti semafori rossi e gialli, ossia quelle situazioni in cui emergono segni e sintomi che non sono di competenza del fisioterapista.
Terminata la valutazione clinica si procede al test fisico, esame che la dottoressa Bonetti ha eseguito davanti alle telecamere di Sanità Informazione, grazie al consenso di una sua paziente, spiegandone caratteristiche e finalità. «La valutazione clinica – sottolinea la fisioterapista – consta di movimenti attivi proposti al paziente, come il sollevamento delle braccia in alto o lateralmente e in esami passivi, che consentono di valutare la funzionalità delle strutture da indagare».
La valutazione clinica si conclude con dei test specifici, validati in letteratura, utili ad instaurare un confronto e una collaborazione con gli altri professionisti sanitari, laddove se ne riveli la necessità. «Successivamente – aggiunge Bonetti – si passerà alla compilazione di questionari validati in letteratura utili ad indagare altre caratteristiche specifiche del paziente, che possono essere di natura psicologica o psicosociale, necessarie per poter elaborare un intervento fisioterapico personalizzato ed appropriato. Solo dopo aver ottenuto il consenso informato e aver fatto firmare la presa visione dell’informativa sul trattamento dei dati (privacy) la seduta fisioterapica avrà inizio».
A seconda delle disfunzioni individuate nel paziente, si eseguirà il trattamento specifico più adeguato. È Silvia Cardinale, fisioterapista, membro Aifi, a guidarci in questa seconda fase della seduta. «L’elaborazione del programma terapeutico e la scelta delle strategie di trattamento vengono effettuate considerando le necessità del paziente e quanto scaturito dalla precedente valutazione – dice Cardinale -. Ad esempio, potrebbero essere riscontrate delle rigidità articolari, piuttosto che una dolorabilità dei tessuti o un’alterazione del controllo motorio. Di conseguenza, le tecniche di trattamento saranno scelte sulla base dell’esigenza della singola persona».
«La proposta di trattamento di oggi – continua Silvia Cardinale – è quella per la “spalla congelata”, ovvero una condizione che di norma si presenta con dolore e limitazione della mobilità attiva e passiva. Di solito si verifica in assenza di chiare anomalie strutturali ed è un disturbo per il quale, ad oggi, non è stata ancora individuata una causa. Le tecniche utilizzate sono essenzialmente la terapia manuale con mobilizzazioni passive e con movimento, fino alle tecniche di trattamento dei tessuti molli. Fondamentale l’esercizio terapeutico per migliorare il controllo motorio e la percezione corporea».
Qualunque sia la valutazione funzionale del paziente e le relative tecniche di trattamento scelte, a tutti i pazienti verranno assegnati “i compiti a casa”: «Alla fine della seduta – spiega Cardinale – consigliamo degli esercizi domiciliari, che possono essere svolti in autonomia sulla base delle proprie possibilità. Alla paziente di oggi, ad esempio, abbiamo proposto un esercizio di auto stretching. Infine, sarà concordata una tempistica di trattamento, precisando che verranno effettuate delle valutazioni in itinere per capire – conclude la fisioterapista – quanto tempo sarà necessario per il trattamento complessivo della problematica».