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L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che coinvolge principalmente tre aree: linguaggio e comunicazione, interazione sociale e interessi ristretti e stereotipati. «Ha una base neurobiologica non nota, tanto che ancora oggi non ne conosciamo le cause», spiega ai microfoni di Sanità Informazione Carla Sogos, neuropsichiatra infantile, professoressa di Neuroscienze Umane all’università Sapienza di Roma. I […]
L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che coinvolge principalmente tre aree: linguaggio e comunicazione, interazione sociale e interessi ristretti e stereotipati. «Ha una base neurobiologica non nota, tanto che ancora oggi non ne conosciamo le cause», spiega ai microfoni di Sanità Informazione Carla Sogos, neuropsichiatra infantile, professoressa di Neuroscienze Umane all’università Sapienza di Roma.
«Uno dei primi campanelli che mette in allarme un genitore – spiega Sogos – è la mancata risposta ad una chiamata. Se il bambino non si volta quando viene pronunciato il suo nome, inizialmente, si pensa che abbia problemi di udito. Ma se l’esame audiometrico risulterà negativo, allora il suo atteggiamento potrebbe essere un segnale da non sottovalutare. Se chiamiamo un bambino normotipo e gli sorridiamo, lui si volta e sorride. Un bambino autistico, invece, solitamente non si gira e seppur si gira non ci guarda e non risponde al nostro sorriso».
Altri campanelli di allarme possono essere individuati nella comunicazione verbale: «In genere – aggiunge l’esperta – manca la fase della lallazione, lo sviluppo del linguaggio può non avviarsi o partire in modo atipico. Spesso i bambini con disturbo dello spettro autistico tendono a ripetere sempre le stesse frasi, che magari hanno ascoltato in un cartone animato, frasi che per loro hanno un significato e che, invece, sono difficilmente comprensibili da tutti gli altri».
Gli interessi del piccolo sono in genere ristretti e particolarmente assorbenti: «I bambini autistici – dice Sogos – possono essere interessati a piccole parti di oggetti, come le ruote delle macchine o attratti da meccanismi ripetitivi. Ancora, hanno difficoltà nell’interazione con i pari: cercano poco gli altri bambini, non chiedono aiuto ai genitori nemmeno se si fanno male».
«Si pensa che con l’autismo ci si nasca – spiega la neuropsichiatra infantile -. In genere, i primi sintomi possono presentarsi molto precocemente, soprattutto nei casi più gravi in cui sin da subito si notano le difficoltà del piccolo ad interagire con la madre o con le persone di riferimento. In altri casi, può manifestarsi tra il primo ed il secondo anno di vita. In particolare, è intorno ai 18 mesi che i genitori cominciano a rendersi conto che c’è qualcosa che non va, perché è a questa età che, più comunemente, i bambini cominciano a frequentare il nido, a sviluppare il linguaggio, ad aumentare le proprie richieste sociali».
«Va effettuata in un centro di neuropsichiatria infantile – sottolinea Sogos -, poiché non avendo a disposizione dei marker genetici o biologici che possano indicare la presenza di un disturbo dello spettro autistico, ci si basa su un’analisi dei comportamenti. Si utilizzano dei test specifici condivisi da tutto il mondo della clinica e della ricerca sull’autismo che, mettendo insieme una serie di sintomi – conclude l’esperta – consentono di effettuare una corretta diagnosi».