Il segretario della Cgil medici si dice ottimista sull’esito della trattiva dopo l’ennesimo incontro in Aran: «Il nodo resta il 2018 per arrivare ad avere una parametratura sovrapponibile a quella di tutti gli altri comparti della sanità. Su questo ci siamo battuti, dovremmo farcela». Poi annuncia: «Aspettiamo l’integrazione all’atto di indirizzo che dovrebbe sostanzialmente spostare quel parametro che era fissato al 2% attraverso un finanziamento integrativo, per arrivare al 3,48%»
Per il rinnovo del contratto della dirigenza sembra essere arrivato il momento decisivo. La trattativa, lunga e complessa, sembra essersi sbloccata nelle ultime ore, ma il condizionale è d’obbligo dopo le tante false partenze e gli accordi raggiunti e poi sfumati. La settimana scorsa si è svolta una nuova riunione in Aran, presente anche l’assessore Sergio Venturi, presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità. Uno degli ultimi nodi sui quali si era incagliata la trattativa era quello dell’aumento: i sindacati lo vogliono della stessa entità del comparto sanità, il 3,48%, e a partire dall’inizio del 2018, mentre la controparte era ferma al 2% e partire da settembre 2018. «Per il 2019 il finanziamento già c’è, quindi per il 2019 andiamo tranquilli per una parametratura a tutti gli altri comparti sul 3,48%, il nodo resta il 2018 per arrivare ad avere una parametratura sovrapponibile a quella di tutti gli altri comparti della sanità. Su questo ci siamo battuti, dovremmo farcela», spiega a Sanità Informazione Andrea Filippi, Segretario della Fp Cgil Medici. Filippi è ottimista, anche se non vuole sbilanciarsi: «Aspettiamo l’integrazione all’atto di indirizzo che dovrebbe sostanzialmente spostare quel parametro che era fissato al 2% attraverso un finanziamento integrativo, per arrivare al 3,48%. Sono ottimista ma voglio vedere le carte». Resta naturalmente da discutere la parte normativa, ma quella è un’altra storia.
Dottor Filippi, a che punto è la trattativa per il rinnovo del contratto?
«Mi sento di poterle dire che stiamo in una fase in cui stiamo sicuramente risolvendo l’aspetto nodale che riguardava il finanziamento. Noi per avere certezze e poter dare l’ok dobbiamo attendere l’integrazione dell’atto di indirizzo perché questo prevedeva una parametratura per i medici che invece del 3,48%, era il 2% e questo corrispondeva a una decorrenza da settembre. Noi sul contratto abbiamo delle certezze economiche: abbiamo sicuramente incassato le indennità di esclusività come avevamo richiesto da gennaio 2019 con una modifica fatta all’ultima legge di bilancio, sicuramente abbiamo ottenuto il recupero di parte della retribuzione individuale di anzianità grazie alla conferma di quei soldi resi disponibili per il disagio lavorativo dal comma Gelli della legge di Bilancio 2017. Gli ultimi due aspetti che mancavano era un recupero di tutta la restante parte della RIA che però è un argomento che non compete alle trattative contrattuali, quindi all’Aran o al Comitato di settore, ma compete ai tre ministeri competenti: Ministero della Funzione pubblica, Ministero della Salute e Ministero dell’Economia e Finanza. È un argomento molto delicato sul quale noi non molleremo la presa. L’aspetto che rimane di ostacolo alla chiusura concordata di un accordo che porti alla firma del contratto riguarda appunto il finanziamento di base, quanto è finanziato per il 2018. Perché per il 2019 il finanziamento già c’è, quindi per il 2019 andiamo tranquilli per una parametratura a tutti gli altri comparti sul 3,48%, il nodo resta il 2018 per arrivare ad avere una parametratura sovrapponibile a quella di tutti gli altri comparti della sanità. Su questo ci siamo battuti, dovremmo farcela. Aspettiamo però, non posso darle informazioni ufficiose finché non ne abbiamo certezza. Aspettiamo l’integrazione all’atto di indirizzo che dovrebbe sostanzialmente spostare quel parametro che era fissato al 2% attraverso un finanziamento integrativo, per arrivare al 3,48%».
Dunque è ottimista?
«Sono ottimista ma voglio vedere le carte. Dovremmo avere notizie dell’atto entro 15 giorni».
Ma nel famoso ‘rimpallo’ tra governo e regioni per trovare i soldi del finanziamento si è capito poi chi avesse regione?
«Per una volta posso tranquillizzare tutti, non c’erano sostanziali rimpalli. Non c’era sufficiente chiarezza sulle risorse necessarie a equiparare, o sovrapporre il nostro rinnovo a quello di tutti gli altri comparti. Non c’era chiarezza, noi non vedevamo chiaro, era necessario fare un tavolo che fosse a metà tra il politico e il tecnico per capire quale doveva essere esattamente il finanziamento. Siamo arrivati al punto nel quale era necessario dirci le cifre, adesso aspettiamo i fatti».
Ci saranno altri incontri?
«Se realizzano quanto concordato nell’integrazione all’atto di indirizzo, noi siamo disponibili ad iniziare da subito come abbiamo già detto. Non si scordi che è stato già avviato il tavolo normativo. Quindi dovremo continuare questo tavolo. La distanza è ormai talmente tanto breve che ora forse si è ricongiunta. Quindi dal nostro punto di vista ci siamo. Voglio precisare che questo era un contratto che doveva realizzare quanto concordato e stabilito nel novembre 2016 con la Funzione pubblica e i sindacati confederali. Non avremmo mai accettato un trattamento che retrocedeva l’aumento contrattuale dei medici. Ci siamo chiariti, è un aumento che non retrocede quello dei medici. A questo punto possiamo concludere il più rapidamente possibile questo contratto. Restano tuttavia da sciogliere i nodi normativi che vanno risolti in sede di contrattazione».