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Sempre più studiati, riconoscibili e inquadrati. Per questo, riscontrati come più diffusi, grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Elisa Giannetta della Sapienza Università di Roma in occasione del Congresso Sie. «Si tratta di un gruppo di tumori che può localizzarsi a livello di più sedi corporee – ha spiegato […]
Sempre più studiati, riconoscibili e inquadrati. Per questo, riscontrati come più diffusi, grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Elisa Giannetta della Sapienza Università di Roma in occasione del Congresso Sie. «Si tratta di un gruppo di tumori che può localizzarsi a livello di più sedi corporee – ha spiegato la dottoressa Giannetta – cerebrali, collo, toraciche e gastrointestinali. Siamo riusciti a riscontrare queste forme come più frequenti rispetto a prima perché siamo più attenti ai sintomi e più inclini a collaborare in gruppo. È una patologia che deve essere rigorosamente gestita in team multidisciplinari».
I tumori neuroendocrini hanno una presentazione clinica estremamente eterogenea: da forme indolenti o benigne a quelle scarsamente differenziate e altre caratterizzate da un decorso aggressivo.
«I sintomi più frequenti – ha affermato la dottoressa Giannetta – sono astenia aspecifica, stanchezza non ricollegabile a una causa particolare, dolori gastrointestinali, che solitamente spingono il paziente al controllo medico ma che rischiano di non essere adeguatamente inquadrati e diagnosticati per tempo se non c’è da parte del medico la giusta formazione. Il nostro goal invece deve essere proprio la diagnosi precoce».
«Si tratta di una patologia che deve necessariamente essere gestita da un team multidisciplinare – ha aggiunto Giannetta – a tal fine abbiamo realizzato proprio all’università La Sapienza una task force per la gestione diagnostico-terapeutica di questi tumori. Si chiama Nettare (Neuroendocrine Tumor Task Force) e si tratta di un team multidisciplinare integrato per trattare e seguire in un work up diagnostico integrato i nostri pazienti. Abbiamo deciso di concretizzare in un percorso diagnostico-terapeutico, che è il primo approvato e deliberato dal Policlinico Umberto I. Abbiamo svolto anche formazione perché fondamentale per aumentare la conoscenza di questi tumori per un riscontro precoce, un’analisi attenta del paziente dal punto di vista di diagnostica biochimica e strumentale per arrivare a una medicina che sia personalizzata. Questa, può prevedere un approccio chirurgico, chirurgico e radioterapeutico oppure trattamento specifico con analoghi delle somatostatine o nuove linee terapeutiche come gli inibitori della tirosinchinasi o di Mtor laddove indicati. Speriamo – ha concluso – di avere presto la possibilità di essere centro prescrittore della terapia radiorecettoriale indicata nei casi non operabili o recidivati».