«La formazione permanente è parte integrante di quello che è anche l’orario di lavoro del medico», spiega Giovanni Leoni vicepresidente FNOMCeO. Per questo è necessario «il ripristino dell’organico normale degli ospedali per avere uno staff adeguato per far tutte quante le funzioni a loro richieste»
L’aggiornamento professionale dei camici bianchi è al centro del dibattito apertosi con gli Stati generali della professione medica. Dopo il caso Aosta, che ha visto la prima sanzione a danno di un odontoiatra colpevole di non aver curato la formazione continua, il mondo medico si interroga su quali potranno essere le soluzioni che aiuteranno i professionisti a sopperire all’obbligo di legge riguardo l’Eduzione Continua in Medicina (ECM). «L’aggiornamento professionale è fondamentale- spiega ai microfoni di Sanità Informazione Giovanni Leoni, vicepresidente FNOMCeO – perché l’evoluzione delle conoscenze praticamente da un dimezzamento di quello che è il know-how entro cinque anni».
Stati generali della professione medica, quanto è importante l’aggiornamento professionale per un medico oggi?
«La formazione permanente è parte integrante di quello che è anche l’orario di lavoro del medico. Infatti, quattro ore dell’orario settimanale del medico ospedaliero sono dedicate all’aggiornamento professionale. Naturalmente la fruizione di queste ore deve essere inserita in quello che è il contesto anche dell’attività clinica, del riposo, delle guardie, delle reperibilità e anche della problematica del dimezzamento di quell’1% del monte salari per quanto riguarda le spese per mandare i medici ai corsi e ai congressi, questo dal 2007. Inoltre, le carenze di organico hanno reso difficile anche fare le ferie, anche semplicemente il riposo normale. Ci sono volute delle direttive europee, due anni fa, per dare all’Italia l’incipit per quanto riguarda il rispetto del riposo dopo le undici ore di lavoro per il medico ospedaliero. A questo punto si inserisce anche l’aggiornamento professionale che deve essere inserito in quello che è il lavoro della settimana di un’equipe. Quindi un forte richiamo a quello che è il ripristino dell’organico normale degli ospedali per avere uno staff adeguato per far tutte quante le funzioni a loro richieste, cioè servizio di corsia, aggiornamento professionale, riposo, guardia, reperibilità, attività ambulatoriale e poi liste d’attesa. Il tempo necessario per far tutte queste cose deve essere ripristinato con un organico adeguato. Altrimenti non riusciremo a sopperire semplicemente con la buona volontà a tutti questi incarichi che ogni giorno noi abbiamo».
LEGGI: ECM, PENSIONATI CISL: «PERCHÉ IL SISTEMA SANITARIO NON INVESTE IN QUESTO AMBITO?»
Cosa può fare l’Europa per i medici?
«L’Europa per i medici ha fatto molto. Le direttive europee ci hanno sanato da questo punto di vista e hanno cercato anche di fare una deroga. L’Europa ha anche condannato l’Italia a dare semplicemente la borsa di studio per tutti quanti gli ex specializzandi che non l’hanno mai ricevuta negli anni precedenti. Io appartengo alla generazione della pletora medica di quelli che non sono stati pagati e quindi noi lavoravamo di notte, facevamo le guardie, per studiare di giorno. Spero che le prossime generazioni abbiano la possibilità di avere delle borse di studio in numero sufficiente come ce lo dice l’Europa per quanto riguarda la formazione, perché servono sia il corso di laurea sia il corso di specializzazione e alla fine dobbiamo affidarci a quelle che sono le regole europee per sistemare le cose a casa nostra, sembra assurdo ma è così».
Ritornando all’aggiornamento professionale, esporre il certificato può essere una soluzione?
«Normalmente esiste anche quello che è il certificato di laurea e di specializzazione, per quanto riguarda l’aggiornamento professionale questa è una possibilità sicuramente da discutere perché entra nel regolamento della privacy e si dovrà fare una variazione. Tuttavia, è da considerare».