A Milano il congresso dell’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research alla Statale. «Se una persona non si controlla, e non sa di essere infettato, può infettare altri e quindi l’epidemia non si ferma», sottolinea il ricercatore dell’Università di Atlanta
Con la partecipazione di oltre 1200 medici e ricercatori, Milano in questi giorni è la capitale della ricerca contro l’Aids. In occasione della undicesima edizione del congresso ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research) che si è tenuto presso la sede dell’Università Statale di Milano, è stato sancito tra professionisti del mondo sanitario, della cultura e della comunicazione un Patto trasversale per la scienza con lo scopo di sensibilizzare la popolazione sull’infezione da Hiv che solo negli ultimi 12 mesi ha fatto registrare 3443 nuove diagnosi, pari a 5,7 casi ogni 100 mila residenti. «Lo scopo del patto è quello di ricordare a tutti: politici, istituzioni, scuola, – spiega Guido Silvestri, immunologo e capo dipartimento dell’Università di Atlanta, ideatore insieme a Roberto Burioni del Patto Trasversale per la scienza – che la salute è un valore di tutti, non c’è scienza di centro, di destra o di sinistra, e che tutte le forze politiche dovrebbero riuscire ad andare d’accordo, a lavorare insieme e a fare sì che la salute dei cittadini attraverso la medicina basata sulla scienza venga sempre tutelata in ogni occasione possibile».
Come sono i dati sull’Aids in Italia oggi?
«Il problema permane, perché noi non abbiamo una cura e neppure un vaccino. Ora si usano farmaci antivirali con cui si rimane in vita e si ha una buona qualità della vita, però occorre prenderli sempre e se si smette si ritorna ad avere i sintomi dell’Aids. Inoltre, non abbiamo uno strumento oggi per debellare il virus dal corpo di una persona. il mio laboratorio sta lavorando per questo, ma ancora non abbiamo un vaccino e le persone possono infettarsi».
Quali sono i maggiori rischi oggi?
«Uno dei rischi maggiori è che si abbassi la guardia. Se una persona non si controlla, e non sa di essere infettato, può infettare altri e quindi l’epidemia non si ferma. Infatti non si sta fermando in Italia e nel resto del mondo».
Per cercare di affrontare ed arginare una nuova ondata di infezioni che interessa giovani tra i 25 e i 29 anni, ma soprattutto persone tra i 40 e i 50 anni, in occasione di ICAR sono state realizzate iniziative per sensibilizzare la popolazione: dalla ICAR RUN, una corsa per le vie della città, ai test rapidi di screening per HIV e HCV nelle principali piazze.
«Milano oggi registra il triste primato di infezioni da Hiv. Con un dato che non sta diminuendo ma è stabile, questo vuol dire che è molto importante fare prevenzione ed informazione – racconta Filippo Turrini, volontario ICAR impegnato nello screening – sono tanti i ragazzi che per la prima volta oggi fanno il test: sono curiosi e attenti, questo è un buon segnale».
In che cosa consiste il test?
«Si tratta di due tamponi salivari, uno per HIV e l’altro per Epatite C. In 20 minuti è pronto il risultato che ci dice se nella saliva sono presenti gli anticorpi contro questi due virus, che significa che la persona è stata esposta potenzialmente a questi due virus».
Se il test risulta positivo, cosa si deve fare?
«Occorre andare in uno dei centri ospedalieri che organizzano ICAR e andare a fare immediatamente il prelievo in modo da avere nel più breve tempo possibile la diagnosi».