Presentato al Senato il quarto rapporto della Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta: «Negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica». Tagliati 28 miliardi in 10 anni
«Negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica». Le dure parole sono state pronunciate oggi dal presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta in occasione della presentazione del quarto Rapporto sulla sostenibilità del Ssn presentato oggi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica.
Parole che seguono un rapporto tutt’altro che positivo per la sanità italiana: «la sanità pubblica, trascurata dalla politica, cade a pezzi e nel silenzio dei cittadini si avvia verso la privatizzazione». In 10 anni sono stati tagliati 37 miliardi e, parallelamente, l’incremento del fabbisogno sanitario nazionale è cresciuto di quasi 9 miliardi, con una differenza negativa di 28 miliardi. Troppi livelli essenziali di assistenza garantiti solo sulla carta, sprechi, inefficienze e chiari segnali di privatizzazione dovuti all’espansione del “secondo pilastro” rendono infausta la prognosi del Servizio Sanitario Nazionale.
Senza un adeguato rilancio – continua il rapporto – il disastro sanitario, sociale ed economico è dietro l’angolo ma negli ultimi 10 anni nessun esecutivo ha avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, né i cittadini sono mai scesi in piazza per difendere un fondamentale diritto costituzionale.
alla presentazione del rapporto era presente anche il ministro della Salute Giulia Grillo che è tornata sul tema del Patto della Salute e della famosa clausola finanziaria: «Tranquillizziamo, non c’e’ stato un allarme. C’e’ il patto della Salute, questa famosa clausola già presente nel vecchio patto e che gli uffici del Mef vogliono indicare sempre per motivi loro di quadratura di bilancio. Io dico sempre che poiché la sanità in questi anni e’ stata penalizzata rispetto a quanto era già previsto, se continuiamo a mettere questa clausola chiudiamo il servizio nazionale e facciamo prima…Quindi per quanto mi riguarda è irricevibile politicamente e ha anche profili di incostituzionalità. Vorrei un Patto della Salute dove non ci sia questa clausola sennò diventa un patto della non Salute».
Tra le altre personalità presenti anche Fernando Capuano, Presidente della Simedet, Società italiana di Medicina Diagnostica e terapeutica, che nel plaudere all’impegno indipendente a tutela del mantenimento del Servizio Sanitario nazionale assicurato dalla Fondazione Gimbe e dal suo presidente Nino Cartabellotta, ha sottolineato che «il Governo e il Ministro della Salute Giulia Grillo, devono implementare sia il finanziamento pubblico del Fondo per il Servizio Sanitario che la politica di investimento sulle risorse umane a partire dal capitale umano rappresentato dalla ricchezza delle Professioni sanitarie che, nonostante le difficoltà quotidiane, assicurano prestazioni di elevata qualità».
Secondo le analisi effettuate, la spesa per la salute in Italia 2017 ammonta complessivamente a 204.034 milioni di euro. In particolare, per la spesa sanitaria: 154.920 milioni di euro di cui 113.131 milioni di spesa sanitaria pubblica e 41.789 milioni di spesa sanitaria privata. Di questa 35.989 milioni a carico delle famiglie e 5.800 milioni intermediati da fondi sanitari/polizze collettive (3.912 milioni), polizze individuali (711 milioni) e da altri enti (1.177 milioni). E poi, per la spesa sociale di interesse sanitario: 41.888,5 milioni di cui 32.779,5 milioni di spesa pubblica, in larga misura relative alle provvidenze in denaro erogate dall’Inps, e 9.109 milioni stimati di spesa delle famiglie. E infine, per la spesa fiscale: 7.225,5 milioni per deduzioni e detrazioni di imposta dal reddito delle persone fisiche per spese sanitarie (3.864,3 milioni) e 3.361,2 milioni per contributi versati a fondi sanitari integrativi, cifra ampiamente sottostimata per l’indisponibilita’ dei dati relativi al welfare aziendale e alle agevolazioni fiscali a favore delle imprese).
Il Rapporto aggiorna anche le stime sull’impatto degli sprechi sulla spesa sanitaria pubblica 2017: 21,49 miliardi erosi da sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate (6,48 mld), frodi e abusi (4,75 mld), acquisti a costi eccessivi (2,16 mld), sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate (3,24 mld), inefficienze amministrative (2,37 mld) e inadeguato coordinamento dell’assistenza (€ 2,59 mld).
«Davanti al lento e progressivo sgretolamento della più grande opera pubblica mai costruita in Italia – ha affermato il Presidente Gimbe Cartabellotta – negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, ignorando che la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti».
Dal Rapporto GIMBE emerge «la mancanza di un disegno politico di lungo termine per “preservare e potenziare” la sanità pubblica oltre che la scarsa attitudine degli attori della sanità a rinunciare ai privilegi acquisiti per tutelare il bene comune e soprattutto, constata amaramente il Presidente, che ‘cittadini e pazienti, ignorando il valore inestimabile del SSN di cui sono “azionisti di maggioranza” non sono mai scesi in piazza per rivendicare la tutela della sanità pubblica e costringere la politica a tirarla fuori dal dimenticatoio’».
Il Rapporto conferma le 4 determinanti della crisi di sostenibilità del SSN: definanziamento pubblico, sostenibilità ed esigibilità dei nuovi LEA, sprechi e inefficienze ed espansione del “secondo pilastro”. Accanto a queste quattro “patologie”, due “fattori ambientali” peggiorano ulteriormente lo stato di salute del SSN: la non sempre leale collaborazione tra Governo e Regioni, oggi «ulteriormente perturbata dalle istanze di regionalismo differenziato» e le «irrealistiche aspettative di cittadini e pazienti che da un lato condizionano la domanda di servizi e prestazioni, anche se inutili, dall’altro non accennano a cambiare stili di vita inadeguati che aumentano il rischio di numerose malattie».
Con questa diagnosi, la prognosi per il SSN al 2025 non può che essere infausta: secondo le stime del Rapporto GIMBE per «riallineare il SSN a standard degli altri paesi europei e offrire ai cittadini italiani un servizio sanitario di qualità, equo e universalistico sarà necessaria nel 2025 una spesa sanitaria di € 230 miliardi. Visto che la soluzione offerta dal “secondo pilastro” non è che un clamoroso abbaglio collettivo, il rilancio del SSN richiede la convergenza di tutte le forze politiche e un programma di azioni coraggiose e coerenti: dal consistente aumento del finanziamento pubblico alla ridefinizione del perimetro dei LEA, dalla rivalutazione delle agevolazioni fiscali per i fondi sanitari al ripensamento delle modalità con le quali viene erogata la spesa sociale di interesse sanitario al fine di pervenire ad un fabbisogno socio-sanitario nazionale».
Tra le soluzioni proposte da Gimbe per rilanciare il Sistema sanitario nazionale Mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali c’è l’aumento delle capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel rispetto delle loro autonomie, ridisegnare il perimetro dei livelli essenziali di assistenza secondo evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia, ridefinire i criteri di compartecipazione alla spesa sanitaria ed eliminare il superticket e lanciare un piano nazionale per ridurre sprechi e inefficienze e reinvestire le risorse recuperate in servizi essenziali e innovazioni.
«Riprendendo parole di gattopardiana memoria – conclude Cartabellotta – se vogliamo rilanciare il SSN dobbiamo cambiare tutto – entità del finanziamento, criteri di riparto, verifica adempimenti LEA, pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari, modalità di rimborso delle prestazioni – affinché non cambi nulla, ovvero per non perdere i princìpi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni costituiscono il DNA del nostro Servizio Sanitario Nazionale».