Contributi e Opinioni 19 Giugno 2019 10:41

21 giugno 2019: Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma

La parola Leucemia oggi fa meno paura. Grazie alle nuove terapie su misura è possibile selezionare la cura più adatta alle caratteristiche del paziente e della sua malattia, e grazie alla ricerca le leucemie acute, le mielodisplasie e molti tumori del sangue sono malattie sempre più curabili. È all’insegna della speranza per i pazienti e […]

La parola Leucemia oggi fa meno paura. Grazie alle nuove terapie su misura è possibile selezionare la cura più adatta alle caratteristiche del paziente e della sua malattia, e grazie alla ricerca le leucemie acute, le mielodisplasie e molti tumori del sangue sono malattie sempre più curabili.

È all’insegna della speranza per i pazienti e della consapevolezza della forza della scienza che il 21 giugno si celebra la 14° edizione della Giornata Nazionale per la lotta contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e istituita permanentemente dal Consiglio dei Ministri. La Giornata sarà un’occasione speciale per illustrare i progressi della ricerca scientifica e per essere ancora più vicini ai malati ematologici, adulti e bambini, attraverso incontri e manifestazioni di sensibilizzazione e raccolta fondi. L’importanza di questa giornata si spiega con i numeri: In Italia nel 2018 sono stati diagnosticati circa 30.700(1) casi di nuovi tumori ematologici, in leggero calo rispetto al 2017.

In occasione dei 50 anni di attività al fianco dei malati ematologici e a sostegno della ricerca scientifica, un’ampia delegazione di AIL, composta dai Presidenti delle 81 sezioni provinciali, da esponenti del mondo del volontariato, della ricerca scientifica e da ex pazienti che hanno combattuto la malattia, sarà ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Sala degli Specchi del Palazzo del Quirinale. Questa sarà l’occasione per donare al Presidente il francobollo celebrativo dedicato al cinquantennale di AIL, che si inserisce nell’ambito delle emissioni di carte valori postali del 2019, in particolare tra i francobolli appartenenti alla serie tematica riservata all’assistenza ai malati, “Il senso civico”.

«Questa giornata è importante per tutti noi per poter parlare degli avanzamenti della ricerca, delle tante iniziative a supporto dei pazienti e dei loro familiari, e dei progetti futuri – informa Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL -. E quest’anno ha un significato particolare in quanto AIL – Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma, celebra i suoi 50 anni di attività. In questi decenni gli avanzamenti  della ricerca hanno cambiato la storia clinica di patologie ematologiche che una volta non davano scampo. Ora sono disponibili per le leucemie acute importanti innovazioni come gli anticorpi monoclonali, e per le mielodisplasie la disponibilità di farmaci “mirati” sta diventando sempre più concreta».

La Leucemia mieloide acuta continua a essere una malattia grave e ancora fatale ma si stanno facendo passi avanti nello sviluppo di nuovi farmaci che sembrano promettere bene in termini di prolungamento della sopravvivenza. Nell’arco di pochi anni sono stati approvati, sia negli USA sia in Europa, un numero di nuovi farmaci come non si era visto nei 40 anni precedenti.

«La sfida più rilevante per gli esperti è ora imparare a usare al meglio questi nuovi farmaci sia per offrire cure il più efficaci possibili ai nostri pazienti che per minimizzarne le tossicità e gli effetti collaterali – spiega Adriano Venditti, Professore di Ematologia e Direttore U.O.S.D. Malattie Mieloproliferative del Policlinico di Roma Tor Vergata – . Tra i farmaci più promettenti che a breve saranno disponibili ci sono gemtuzumab ozogamicina, un anticorpo monoclonale che in associazione alla chemioterapia ha mostrato di prolungare di circa 9 mesi la durata mediana della risposta in alcune categorie di leucemie mieloidi acute, CPX-351, che è una combinazione di due chemioterapici, citosina arabinoside e daunorubicina, e venetoclax che utilizzato in combinazione con farmaci ipometilanti o con basse dosi di citosina arabinoside ha fornito percentuali di risposte molto confortanti in pazienti di età superiore ai 60-65 anni e con forme di Leucemia mieloide acuta molto aggressive».

Con gli anticorpi monoclonali più chemioterapia si apre la possibilità di condurre studi che potranno dare remissioni più lunghe e un aumento del tasso di guarigione.

Le mielodisplasie colpiscono prevalentemente persone anziane, per lo più uomini; per il loro trattamento si seguono linee guida che tengono conto del tipo di sindrome mielodisplastica, dell’età del paziente e delle comorbidità. «Grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e alla possibilità di meglio caratterizzare la malattia dal punto di vista molecolare, la disponibilità di farmaci “mirati” sta diventando sempre più concreta. – informa Maria Teresa Voso, Professoressa associata di Ematologia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Direttore U.O.C. Diagnostica Avanzata Oncoematologia del Policlinico di Roma Tor Vergata infatti, con gli studi di sequenza di ultima generazione è possibile identificare delle mutazioni del DNA, che possono essere “bersagliate” con farmaci specifici».

La ricerca richiede tempo, impegno e risorse economiche importanti. Questo è vero sia per la scoperta di un nuovo farmaco sia per una molecola già disponibile e a volte è necessario scegliere di percorrere strade di ricerca che non sembrano in grado di portare risultati economici. «In questi giorni siamo particolarmente orgogliosi perché abbiamo ricevuto un finanziamento dal prestigioso NCI, NHI National Cancer Institute americano per lo studio EMPATHY – informa Marco Vignetti, Presidente Fondazione GIMEMA e Vice Presidente Nazionale AILÈ la prima volta che un gruppo cooperatore italiano riesce a ottenere un finanziamento dal più prestigioso ente di ricerca del mondo. L’obiettivo è fare un trial sulla qualità di vita condotto in modo innovativo: raccogliere informazioni “vere” sulla qualità di vita delle persone in terapia» conclude.

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