In una lunga intervista Franco Pagano, consigliere Enpam, spiega tutte le possibilità che i medici hanno per costruire quello che chiama un “secondo pilastro” pensionistico e invita soprattutto i giovani a muoversi in questo senso con i fondi complementari
Quali sono le opportunità pensionistiche per i professionisti della sanità? Se ne è parlato al convegno “La previdenza ENPAM del libero professionista” organizzato a Roma in collaborazione con la Federazione dei medici di medicina generale (FIMMG). Proprio l’Enpam, l’ente previdenziale autonomo ha costituito cinque fondi su misura per il mondo medico. «L’ENPAM da sempre ha dato la possibilità a tutti i medici d’Italia di poter integrare, aumentare, la propria pensione con dei contributi che, ovviamente, sono dei contributi regolamentati ma volontari», ha spiegato in una lunga intervista Franco Pagano, consigliere dell’Enpam.
Quali sono le maggiori integrazioni previdenziali che si possono richiedere?
«Si parte dal riscatto degli anni di laurea e delle specializzazioni, fino a un massimo di 10 anni; il riscatto di allineamento, cioè allineare quei contributi, gli anni i cui i contributi sono stati inferiori alla media degli ultimi 3 anni; l’aliquota modulare che è un’altra delle forme che interessano la medicina convenzionata – in cui ad esempio il collega pediatra o il medico di medicina generale volontariamente può versare dall’1 al 5% di contributi sul proprio reddito – ; è possibile anche la ricongiunzione, la totalizzazione, il cumolo contributivo e soprattutto la previdenza complementare. L’Enpam già dal 2007 si è fatta fonte istitutiva per costruire un fondo complementare, cioè quello che è la seconda gamba della previdenza, quella volontaria in cui tutti gli esercenti delle attività sanitarie possono iscriversi. Non solo, ma possono iscrivere anche i familiari fiscalmente a carico».
Come funziona il riscatto degli anni di laurea?
«Per il riscatto degli anni di laurea è necessario che il medico abbia almeno 10 anni di iscrizione al fondo. Può riscattare gli anni di laurea, tutti e 6 gli anni di laurea più la specializzazione oppure può riscattarne solo in parte. Ovviamente ha un costo che si chiama “costo riserva matematica”, perché ovviamente con quel riscatto va ad aumentare l’anzianità contributiva, necessaria per chi vuole andate in pensione anticipata e l’entità della pensione. Quindi il costo del riscatto serve, da un lato per fargli aumentare la futura pensione e dall’altro, per acquisire il numero di anni di anzianità contributiva che gli permetterebbero nel caso lo decidessero di andare in pensione anticipata, di andare in pensione a 62 anni con 35 anni di contributi riscattati effettivi e ricongiunti 3 anni di laurea».
Lei ha parlato di una bomba previdenziale per i giovani medici; consiglia fondi integrativi?
«Sicuramente i fondi complementari che furono istituiti già dalla Legge Dini. La pensione va costituita da giovani e non negli ultimi anni. Bisogna pensarci da giovani e tutti i giovani a mio avviso dovrebbero costruirsi, a fianco al primo pilastro, cioè la pensione obbligatoria, un secondo pilastro, una pensione facoltativa. Riguardo la previdenza complementare, lo Stato ha, già dal 1995, posto numerose agevolazioni. La più immediata è quella della tassazione, cioè mentre la pensione, sia essa una pensione dell’INPS sia essa una pensione dell’Enpam, è una pensione su cui grava la tassazione secondo le aliquote marginali, perché è un reddito e quindi è giusto che ci sia una tassazione crescente fino ad arrivare al 43%. Bene, la tassazione sulla previdenza complementare è agevolata, massimo del 15% senza addizionali regionali e provinciali, ma per il giovane collega che continua a contribuire, a rimanere in un fondo complementare dopo il 15esimo anno, a partire dal 15esimo anno un abbattimento ulteriore dello 0,30. Per cui il massimo che pagherà di tassazione, quando arriverà alla pensione sarà del 9%. Queste sono solo alcune delle agevolazioni che sono state pensate proprio per incentivare i giovani a costituirsi un secondo pilastro».