Il presidente Omceo Roma, Antonio Magi risponde alle accuse lanciate dall’associazione Codici riguardo ad un “allarmismo bluff” da parte della categoria dei medici. Dalla carenza di personale all’aggiornamento professionale, la replica dei camici bianchi
«Mancano gli infermieri e mancano i medici», lo chiarisce il presidente Omceo Roma Antonio Magi in risposta alla nota diffusa dall’associazione Codici che parlava di un allarmismo, quello dei medici, ingiustificato. «È chiaro, i medici parlano per i medici, gli infermieri parleranno per gli infermieri, – sottolinea Magi in una lunga intervista rilasciata a Sanità Informazione – però mancano tutti e due. Il problema è che c’è stata una mancata programmazione»
Nello specifico a mancare non sono i medici, ma gli specialisti. «In alcune branche siamo fortemente carenti», spiega ancora il presidente Omceo Roma. «Abbiamo 15mila medici che stanno in un imbuto formativo e che non possono entrare né nella scuola di specializzazione né nelle borse della medicina generale e sono fuori dal sistema».
Altro problema, il blocco del turn over. «Non assumiamo da 10 anni e abbiamo fatto che cosa? In primis invecchiato la popolazione medica e infermieristica, perché il turn over ha interessato tutti all’interno degli ospedali e delle strutture. Senza un ricambio naturale oggi ci troviamo con meno persone, quindi difficoltà anche di operatività e in più con la gobba pensionistica che sta arrivando, noi entro il 2025 andiamo a perdere veramente un mare di professioni, sia per quanto riguarda i medici sia per quanto riguarda le professioni».
LEGGI: FORMAZIONE ECM, CONSULCESI: «SOLO POCHI IN REGOLA, RISCHIO DANNO PER TUTTA LA CATEGORIA»
Per l’associazione Codici un ulteriore bluff è «l’eccessivo clamore dato ai casi di malasanità». «Abbiamo una legge (ndr. Legge Gelli) che ha in qualche modo risolto solo alcune problematiche, – replica Magi – dall’altra parte hanno ragione, non ne ha risolte altre. Ad esempio, quando un medico viene ingiustamente accusato, poi nessuno risarcisce questo medico. La legge non ha previsto questo piccolo particolare. Al 90% a livello penale si risolve (ndr. a favore del medico), ma dopo aver fatto quattro o cinque anni con l’avvocato penalista che stai pagando e con l’angoscia. Addirittura, ci sono colleghi che hanno cambiato la propria attività, non hanno più voluto fare quel tipo di attività. È chiaro che chi deve essere risarcito perché ha avuto un danno, deve essere risarcito, però bisogna trovare un sistema di equilibrio. La legge Gelli è un inizio, ma non è sicuramente la panacea».
Quali allora le proposte? «Per quanto riguarda il numero dei medici è semplice. In questo momento c’è un problema specialisti. Ne abbiamo 20mila già specializzati che sono in attesa di entrare nel Servizio sanitario nazionale, ma noi non li stiamo facendo entrare e questi vanno all’estero. Ci sono molte specializzazioni come ginecologia, ortopedia, anestesia, radiologia, chirurgia e la medicina di emergenza che sono carenti. Perché la programmazione non è stata corretta in quel senso, per cui abbiamo esuberi in alcune branche specialistiche e carenze totali in altre. La ricetta è che invece di aumentare il numero di tutte le specializzazioni, in maniera generale, si cominci ad aumentare le branche dove c’è carenza, per cui poi ci sono altri 30mila specialisti che si stanno specializzando nel frattempo e quindi aprire alle assunzioni, così da non perderli. Altra cosa, noi abbiamo gli specialisti ambulatoriali che sono quelli che stanno nelle Asl e in alcuni ospedali e che sono medici a convenzione che hanno la media oraria di 20 ore settimanali. Basterebbe portarli a 38 ore e automaticamente è come se avessimo assunto 5mila specialisti».
«Sul contenzioso medico paziente ci vuole una legge che depenalizzi l’errore medico in quanto tale», spiega Antonio Magi. «Siamo rimasti noi, il Messico e la Polonia che abbiamo la penalizzazione dell’errore medico. L’altra cosa è quella di prevedere che ci sia per chi viene accusato ingiustamente, un giusto risarcimento e quindi paghi chi denuncia in maniera ingiusta. Questo non è un sistema che può andare avanti, perché poi corrompe il rapporto medico paziente, è chiaro che poi il medico vede nel paziente un pericolo, non vede uno da aiutare».
Infine, i medici non curano l’aggiornamento professionale. «Noi abbiamo altri dati, – tiene a ribadire il presidente Omceo di Roma – se ce li potessero mostrare saremmo contenti di poterli discutere insieme. A noi risulta tutt’altra cosa. I medici fanno la formazione professionale, certo alcuni un po’ di più, altri di meno, però vedrà che quando sarà il momento di certificare tutti i medici avranno fatto quello che dovevano fare».
Sulla formazione ECM gli Omceo sono al lavoro. «Ovviamente ci stiamo muovendo per avvisare che c’è un dispositivo di legge per quanto riguarda l’Educazione Continua in Medicina. Che poi, riguardo l’ECM, quanto sia normata nella maniera corretta oggi è da vedere. Perché magari io vado a Boston a farmi tre anni lì e quello non vale come ECM. E quello è un aggiornamento professionale. I medici sono aggiornati, per quanto riguarda l’ECM anche lì stanno facendo il loro dovere, poi quelli che non lo faranno ovviamente poi saranno… e mi sembra anche giusto». Il Presidente del più grande Ordine dei Medici d’Europa ci tiene a non marcare quella che può essere la conseguenza di un mancato aggiornamento ECM. Tuttavia, ribadisce la difesa dei tantissimi colleghi, la stragrande maggioranza, in regola con le norme sull’Educazione Continua in Medicina: «Invece che tutti i medici non si aggiornino è un attacco così, tanto per farsi sentire – conclude Magi -. Poi chiaramente le difficoltà ci sono e su questo noi siamo pronti al confronto».