Miani (Sima):«Questa fibra killer, solo in Italia, è responsabile di 6 mila decessi all’anno. Cina e Russia immettono sul mercato, ogni anno, 1 milione e 100 mila tonnellate di nuovi prodotti»
Da rifiuto pericoloso per la nostra salute a risorsa per il mercato delle costruzioni e non solo. I materiali contenenti amianto potrebbero presto cambiare il loro volto grazie ad un’innovativa tecnica di inertizzazione validata scientificamente dalla Sima, la Società Italiana di Medicina Ambientale, e dalla professoressa Cecilia Viti dell’università degli studi di Siena. «Il primo vantaggio di questo nuovo processo di inertizzazione, validato scientificamente, è la rapidità: 10 minuti contro le 10 ore attualmente necessarie», spiega Alessandro Miani, presidente della Sima.
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Ma non è tutto: velocizzare di 60 volte questi processi di inertizzazione renderebbe la catena di smaltimento non solo più efficiente ma anche più economia. «I costi di questa tecnica recentemente brevettata – aggiunge Miani – sono molto più contenuti. Al momento, la tecnologia al plasma è quella più utilizzata e, richiedendo un notevole impiego energetico, risulta molto dispendiosa».
«L’amianto, in Italia, è stato bandito da 27 anni, ma ancora oggi ci sono 30 milioni di tonnellate di materiali contenenti fibre di amianto che attendono di essere smaltite. E il problema principale – sottolinea il presidente della Sima – è proprio sostenere i costi di questa eliminazione: l’Italia smaltisce la maggior parte dell’amianto in Germania, all’interno di cave, sostenendo una notevole spesa».
Il brevetto, validato scientificamente dalla Sima e dalla docente dall’Ateneo senese, è già applicato a livello sperimentale in alcune aziende italiane con sorprendenti risultati: «Soprattutto – dice Miani -, ulteriori validazioni scientifiche hanno dimostrato come l’amianto, considerato finora un rifiuto, possa realmente trasformarsi in una risorsa. Le analisi mineralogiche condotte sul prodotto intertizzato attraverso questo nuovo metodo hanno evidenziano che i minerali ottenuti possono essere considerati minerali di buona qualità, tali da poter essere rimessi in circolo come materiali da costruzioni o da utilizzare in altri campi. Alla luce di questo successo – continua il presidente Sima – ci auguriamo che questo brevetto possa diventare una pratica industriale consolidata, così da poterne trarre due principali benefici: un risparmio economico per lo Stato e per i privati e la creazione di una linea di demarcazione per la soluzione definitiva del problema».
L’amianto, infatti, rappresenta ancora oggi un’emergenza per salute pubblica: «In Italia – dice Miani – si contano 6 mila decessi all’anno. Questa fibra killer si deposita all’interno dei nostri tessuti e dei nostri organi e può rimanerci per anni prima di generare un tumore. In Europa i costi diretti, per le cure e per il ritiro dal lavoro, corrispondono allo 0,7% del Pil totale, circa 410 miliardi di euro all’anno». E guardando al resto del mondo la situazione è ancora peggiore: «Non tutti i paesi hanno messo al bando l’amianto. Cina e Russia – commenta Miani – sono le principali realtà che, ogni anno, immettono sul mercato nuovi prodotti contenenti fibre di amianto per un totale di circa 1 milione e 100 mila tonnellate. Una costo enorme in termini di vite umane: secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – conclude il presidente Sima – ad ogni due tonnellate di amianto corrisponde un decesso».