L’aggiornamento sul comparto produttivo dei farmaci generici, presentato a Roma dalla Società di studi economici Nomisma, conferma lo stato di salute e crescita del settore. Lo studio, tuttavia, impone anche una riflessione sull’evidente criticità rappresentata dall’eccessiva pressione sui prezzi degli equivalenti che non compensa più costi e ricavi
L’industria farmaceutica in Italia ha conosciuto una grande crescita negli ultimi dieci anni. Oggi, sta attraversando «una ristrutturazione epocale» e, nel settore dei farmaci generici-equivalenti, è necessaria «una presa di coscienza collettiva da parte delle imprese e la disponibilità a mettersi in gioco, scoprendo nuovi modelli di business, riorganizzando i processi produttivi, creando network e favorendo l’allargamento della filiera».
Queste le dichiarazioni del professor Lucio Poma – responsabile scientifico Area Industria e Innovazione di Nomisma – e coordinatore del primo rapporto dell’Osservatorio sul “Sistema dei farmaci generici in Italia” realizzato dalla società di studi economici e presentato oggi a Roma nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di S. Maria sopra Minerva.
Nello specifico delle imprese dei farmaci generici, l’allarme è dato dall’eccessiva pressione sui prezzi unita all’incremento dei costi di produzione. Dal Rapporto, infatti, emerge un comparto in continua crescita, con un impatto sull’economia del Paese di 8 miliardi di euro ma che soffre l’aumento dei costi di produzione – tra il 2010 e il 2016 sono cresciuti del 69%, superando di 2 punti percentuali i ricavi (+67%) e le dinamiche dei meccanismi di gara che presiedono a tutte le forniture ospedaliere. Tra il 2016 e il 2018, l’incidenza dei generici sulla farmaceutica ospedaliera è cresciuta di quattro punti percentuali (dal 23,4% al 27,3%), ma la quota in valore è aumentata solo dello 0,3%. «Aumenta la percentuale dei lotti non aggiudicati (dal 21,5% del 2010 al 24,4% del 2018) e incrociando il numero medio di offerte per lotto aggiudicato con la data di scadenza brevettuale dei medicinali in gara si scopre che a dieci anni dalla scadenza del brevetto il tasso di partecipazione risulta quasi azzerato. Questo – ha mostrato lo studio – significa che le gare al massimo ribasso rischiano nel tempo di fare fuoriuscire dal mercato italiano numerose imprese e provocare la carenza di farmaci essenziali».
«Dal 2010, la continua pressione verso il basso dei prezzi dei farmaci generici ha eroso la marginalità lorda delle imprese del comparto» ha spiegato Enrique Häusermann, presidente Assogenerici. «Attenzione a non scendere sotto il “livello critico” dei prezzi, perchè la sostenibilità economica di molte imprese potrebbe risultare a rischio».
«È indispensabile – ha concluso l’analisi di Nomisma – il confronto tra istituzioni e imprese per rintracciare i parametri che possano garantire un’adeguata concorrenza senza minare la sostenibilità industriale».