«Nessun algoritmo potrà mai sostituire il medico, perché l’arte professionale sta nell’interpretare i dati secondo le esigenze del paziente», ha spiegato il presidente FNOMCeO, Filippo Anelli aprendo la due giorni di dibattiti dedicati al rapporto tra il medico, la scienza e la società
«Il medico non può essere un mero esecutore delle evidenze scientifiche, anche se le evidenze diventano per l’esercizio della professione punti di riferimento ineludibili. Le innovazioni tecnologiche, i nuovi software, la robotica sono validi strumenti per ridurre l’errore. Ma la Professione non si riduce a quello. Nessun robot, nessun algoritmo potrà mai sostituire il medico, perché l’arte professionale sta nell’interpretare i dati secondo le esigenze del paziente». Con queste affermazioni il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, ha aperto la seconda tornata degli Stati Generali della professione medica, dedicati al rapporto tra il medico, la scienza e la società.
«La professione medica oggi rappresenta la garanzia dei diritti del cittadino– ha continuato Anelli- e la relazione di cura trasferisce questa attività di tutoraggio dei diritti dal singolo medico al singolo cittadino: il diritto alla salute è garantito dal medico, ma anche quello all’autodeterminazione, all’uguaglianza, all’equità, al rispetto delle proprie convinzioni e dei propri valori». «Il complesso di queste interazioni, di queste relazioni- ha concluso- è l’essenza stessa della professione, che ha dunque forti risvolti sociali perché’ nel momento in cui il medico è custode dei diritti assume per definizione un ruolo politico di primaria importanza».
«Il medico è il trait d’union tra scienza e società– ha affermato Andrea Lenzi, presidente della Conferenza dei collegi di medicina- e questo deriva dal suo iter formativo, che lo porta a sapere, saper fare, saper essere».
Presente anche il presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti, che ha focalizzato il suo intervento sulle nuove tecnologie. «L’etica deve filo-spinare la capacità di apprendimento delle macchine» ha ammonito.
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Tuttavia, è cambiato il paradigma nei rapporti tra medico, scienza e società, come illustrato da Ivan Cavicchi, filosofo della Medicina e autore delle ‘Cento tesi’ che danno il ‘la’ al dibattito degli Stati Generali. Il primo è il cambiamento di concezione della Medicina, da orientata sulla malattia a orientata sul malato. «Un cambiamento che ci spiazza- ha argomentato- perché’ i medici sono dei logici. L’altro passaggio culturale è la fine del paziente come figura clinica, sociale, etica, sostituita dall’esigente, che si emancipa dalla malattia e vuole avere voce in capitolo sulle decisioni di salute».