Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto e Coordinatore area Comunicazione Fnomceo approva la collaborazione tra Regione Puglia e OMS per arrivare a una Valutazione di Impatto Sanitario: «C’è necessità di mettere da parte l’aneddotica, di giungere a studi seri, lo dobbiamo a cittadini che vivono dolorosamente questa esperienza da tanti anni»
«Tutti noi medici tarantini abbiamo vissuto con partecipazione il dolore delle famiglie, che penetra nelle case dei tarantini. Oggi vorremmo dare delle risposte che sono sul piano della scienza». Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto e Coordinatore area Comunicazione Fnomceo Cosimo Nume guarda con favore alla collaborazione tra Regione Puglia e il Centro Europeo per la salute e l’Ambiente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per arrivare ad elaborare una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) a Taranto per capire quale futuro può avere l’impianto siderurgico dell’ex Ilva e quale futuro possono avere gli abitanti della zona che da anni denunciano le gravi conseguenze dell’inquinamento ambientale legato alla struttura.
Da tempo l’Ordine dei Medici di Taranto chiedeva la VIS, cioè una valutazione che possa prendere in considerazione scenari diversi: dalla modifica della produzione o dei combustibili dello stabilimento fino alla chiusura dell’acciaieria. Solo allora, come ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, «si potrà capire se l’ex Ilva va chiusa o no».
Presidente Nume, lei ha parlato in riferimento al caso dell’ex Ilva di Taranto di ‘ingiustizia ambientale’. Perché?
«Taranto sconta da tanti anni la disattenzione al problema che per molto tempo non è stato compreso e quando è stato compreso purtroppo i danni erano già fatti. Non si può continuare su questo trend. Ora che c’è consapevolezza, c’è necessità di mettere da parte l’aneddotica, di giungere a studi seri come quello che è stato presentato per conto della Regione Puglia e dell’Oms e sulla base di questi studi e di questa modellistica disegnare un futuro per una città che ha dato veramente tanto al Paese. Soprattutto lo si deve ai suoi cittadini che vivono dolorosamente questa esperienza da tanti anni».
I medici del tarantino conoscono da tempo le problematiche di salute di cui soffre la popolazione. Perché c’è voluto così tanto per arrivare così tanto per arrivare a questo tipo di analisi?
«In realtà non c’è voluto tanto. Già l’ufficiale sanitario degli anni in cui è stata costruita l’Ilva subì un processo per aver segnalato alle autorità i possibili rischi legati alla produzione industriale. I medici tarantini sono sempre stati attenti e sempre vicini ai loro pazienti, l’organizzazione sanitaria regge ed è tutto sommato di alto livello nonostante gli investimenti per il sud siano inferiori. Vogliamo uscire dall’aneddotica, dal singolo caso. Tutti noi medici tarantini abbiamo vissuto con partecipazione il dolore delle famiglie, che penetra nelle case dei tarantini. Oggi vorremmo dare delle risposte che sono sul piano della scienza, perché la medicina è una scienza e come tale vorremmo che operasse su questo terreno».