Salute 23 Luglio 2019 10:57

Fine vita, infermieri tracciano il loro percorso accanto ai pazienti. Mangiacavalli: «Nel Codice anche la clausola di coscienza»

La Federazione nazionale degli ordini degli infermieri mette a punto un documento di supporto alla legge 219/2017 in cui si traccia il percorso dell’assistenza al fine vita da parte degli infermieri, la categoria professionale più vicina ai pazienti e alle famiglie nel loro percorso

Gli infermieri rivendicano la loro vicinanza al paziente, unica tra i professionisti sanitari, per dare un’interpretazione compiuta delle sue scelte sul fine vita e non solo.

Nella legge 219/2017 (“Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”) non ci sono riferimenti diretti all’infermiere, ma si citano prevalentemente altre professioni e, in alcuni casi, l’équipe.

«Per questo nel nostro Codice abbiamo rinforzato tutti i temi collegati al dolore, al fine vita, alla volontà espressa dalla persona legata alle disposizioni anticipate di consenso, alla relazione nel momento di fine vita cercando di colmare un aspetto che la legge declina poco chiaramente rispetto alla nostra professione», spiega Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, la Federazione nazionale degli ordini degli infermieri.

Il nuovo Codice, continua Mangiacavalli, prevede anche la “clausola di coscienza” per l’infermiere cui sia richiesta un’attività “in contrasto con i valori personali, i principi etici e professionali” (art. 6): la libertà di coscienza, declinazione della libertà di manifestare il proprio pensiero di cui all’art. 21 della Carta Costituzionale, risulta coniugata con il diritto all’autodeterminazione dell’assistito dal momento che in ogni caso l’infermiere ricerca “il dialogo con la persona assistita, le altre figure professionali e le istituzioni” (art. 5).  L’intera disciplina del codice deontologico è improntata ad un dialogo effettivo e personalizzato con la persona (art.17), rispettoso anche dell’eventuale volontà di non ricevere informazioni sul proprio stato di salute (art. 20) e che si spinge “fino al termine della vita della persona assistita” (art. 24).

LEGGI DOCUMENTO FNOPI SU DAT E CONSENSO INFORMATO

A fronte del nuovo quadro normativo, è stato necessario chiarire quale sia l’apporto richiesto, dal punto di vista legale, disciplinare e deontologico, all’infermiere per contribuire all’effettiva realizzazione di questa legge – Spiega Nicola Draoli, Consigliere del Comitato Centrale FNOPI che ha coordinato i lavori – e in questo senso il gruppo di lavoro FNOPI “Epicurei” ha elaborato un documento sulla disciplina infermieristica all’interno della legge 219/2017. Un documento complesso, pur se volutamente sintetico e di facile lettura, che prevede non a caso anche una premessa ed una revisione giuridica affidata all’avvocato Domenico Pittella, oltre che al qualificato contributo professionale dei colleghi Sandro Scipioni, Irene Rosini, Antonio Campo, Chiara Mastroianni e Cesarina Prandi.

«Questo documento – spiega Antonio Campo, infermiere, Consigliere Federazione Cure Palliative, ha elaborato questo vademecum riportando il punto di vista degli infermieri nel processo di scelta terapeutica, mettendo a fuoco la malattia inguaribile, e la relazione tra operatore, persona malata e famiglia.

Abbiamo voluto dare un nostro punto di vista sui punti cardini della Legge 219: Consenso Informato (Art. 1); Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) (Art. 4); Pianificazione Condivisa delle Cure, (Art. 5).

L’infermiere è l’operatore sanitario con maggiore presenza nei vari setting di cura accanto alla persona malata e alla sua famiglia. Questo favorisce un rapporto reciproco di rispetto e di fiducia, stringendo una solida partnership e promuovendo l’empowerment sia per l’infermiere che per la persona malata e il suo caregiver.

Per noi oggi si presenta un’opportunità di ulteriore crescita professionale, in quanto possiamo essere ancora una volta parte attiva per le scelte e per le risposte ai bisogni garantendone il “bene” della persona, sia essa adulto o minore, nella sua forma più soggettiva».

“Il documento – spiega Chiara Mastroianni, infermiera, Responsabile Dipartimento Formazione Associazione ANTEA Roma – nasce dall’esigenza di diffondere tra l’opinione pubblica e nella comunità professionale una riflessione di natura infermieristica sulle tematiche che la legge 219 affronta.

Il gruppo di lavoro ha cercato di dare voce e valorizzare il pensiero infermieristico ben presente su temi così delicati e attuali proprio perché gli infermieri sono continuativamente vicini a persone (sia adulti che bambini) che soffrono, in tutte le fasi della vita e soprattutto in tutte quelle situazioni di dipendenza dalle cure che molte patologie comportano e che spesso generano paura e ansia.

La professione infermieristica – continua – fa parte dell’équipe curante citata nei 5 articoli della Legge 219, ed è sempre coinvolta nelle situazioni assistenziali che nella legge vengono descritte, nessuna esclusa.

In tutte queste situazioni gli infermieri mettono in campo le loro competenze non solo tecniche ma anche relazionali ed educative nutrite dai valori che il nuovo codice deontologico propone, offrendo, in tutti setting di cura, a tutte le persone sane o malate che si assistono, la garanzia di una costante presenza e risposta ai bisogni che la malattia o l’alterazione dello stato di salute possono compromettere.

«Gli infermieri, i più prossimi ai malati in condizioni critiche e gravi – sottolinea Cesarina Prandi, infermiera, Professore SUPSI – DEASS, Manno CH; Consigliere Società Italiana Cure Palliative, – si trovano ancora troppo spesso in balia di decisioni che attengono al malato senza una visione chiara di quanto i malati possano decidere in maniera autonoma. Tuttavia, la normativa recente, la legge 219 del 2017 non è ancora conoscenza diffusa fra gli infermieri che lavorano quotidianamente con i malati. Questo documento è un contributo a questo: fornisce a tutti gli infermieri italiani l’occasione per conoscere e approfondire il contenuto della legge che ha come centralità temi di grande rilievo per la relazione di assistenza».

«Si tratta di un documento quindi – conclude Nicola Draoli- che riconosce il valore di ogni professionista coinvolto nei processi di cura e che operi in équipe, riconoscendo la peculiarità infermieristica come quell’ “esserci” che fa sì che ogni persona malata o sana non si senta mai sola, o nell’obbligo di assumere decisioni fortemente inficiate dal senso di abbandono, di scarsa dignità e isolamento».

«Speriamo che con questo documento – chiude infine Barbara Mangiacavalli – gli infermieri italiani possano trovare una guida per contribuire a favorire sempre di più le condizioni idonee per poter permettere alla persona di fare le scelte migliori sulla propria salute, sulla malattia e quindi sulla propria vita, ribadendo che la persona (sana o malata), nel rispetto della sua autonomia, non deve essere lasciata sola nelle scelte che potrà o dovrà compiere».

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