GHT è un servizio di teleconsulto multi-specialistico e gratuito attivo in 15 paesi, curato da un pool di specialisti europei che nasce per rispondere ai quesiti medici che arrivano dai luoghi più disagiati del mondo. Ci spiega tutto il medico fondatore Bartolo
In un mondo che crea “muri”, realizza ponti di vicinanza tra nord e sud del pianeta grazie al web e al supporto di medici specialisti. Un nuovo modo di fare cooperazione internazionale ad alto impatto e a costi contenuti. È questa la mission della Onlus Global Health Telemedicine, fondata dal dottor Michelangelo Bartolo, angiologo, oggi Segretario generale della Onlus e Responsabile del servizio di telemedicina dell’A.O. San Giovanni Addolorata di Roma.
Il dottor Bartolo è un esperto di telemedicina, in cui intravede un potenziale di applicazione molto ampio – a partire dalla cooperazione – ed è impegnato da anni in missioni umanitarie in Africa e corsi di formazione al personale sanitario locale per aprire nuovi centri. Nell’intervista rilasciata a Sanità Informazione, Bartolo illustra un esempio, riuscito, di cooperazione e la realizzazione intelligente dello slogan “aiutiamoli a casa loro”. GHT, infatti, offre un aiuto concreto a centri clinici remoti che ricevono referti di esami o indicazioni diagnostiche e terapeutiche su diversi casi clinici. Il medico, sull’argomento, ha scritto moltissimi libri e pubblicazioni che hanno avuto riconoscimenti letterari: “La nostra Africa”, “Sognando l’Africa in sol maggiore” e, di recente, “L’Afrique c’est chic” un diario di viaggio della sua esperienza di medico e cooperante in molti paesi africani. Il libro, arrivato alla quarta ristampa, vanta una nota del compianto Andrea Camilleri.
«Global Health Telemedicine è una Onlus che nasce dall’esperienza del programma “Dream” della comunità di Sant’ Egidio per offrire servizi di teleconsulto medico specialistici in zone isolate dell’Africa sub-sahariana. La scelta (che poi si è rivelata vincente) è stata quella di creare una piattaforma web based – che mette in comunicazione centri clinici di piccoli dispensari, di ospedali gestiti anche da strutture sanitarie statali o da religiosi missionari con un gruppo di 150 medici specialisti – quasi tutti italiani – che prestano gratuitamente la loro consulenza e rispondono alle loro richieste. Abbiamo realizzato una postazione di telemedicina composta da PC, elettrocardiografo, saturimetro (per conoscere la percentuale di O2 legata all’emoglobina) webcam HD, fonendoscopio Bluetooth, oftalmoscopio, otoscopio, uno scanner per digitalizzazione di Rx e altri apparati biomedicali che consentono di trasferire i dati raccolti. Il tutto è gestito da una piattaforma realizzata dalla software house “Ttre informatica srl” che sta divenendo un leader nel settore del teleconsulto. Con i teleconsulti possono viaggiare radiografie, elettrocardiogrammi, esami del sangue, ecografie ed esami strumentali. La prerogativa è che il servizio funziona anche off line, dettaglio fondamentale per i centri sanitari con scarso accesso ad internet».
«In estrema sintesi, funziona con il meccanismo del radio taxi; una richiesta rimane in attesa finché uno specialista non la prende in carico. È attivo anche un centro servizi che interviene, quando necessario, con help desk sanitario e/o tecnologico. Il segreto è stato quello di realizzare una piattaforma semplice da gestire: pochi click per chiedere un teleconsulto. C’è da dire, però, che ogni volta che si apre un nuovo centro c’è bisogno di una formazione specifica e di un affiancamento in loco. La formazione del personale dei centri richiedenti è fondamentale: per avere una buona risposta, infatti, bisogna fare una buona domanda e per fare una buona domanda bisogna saper visitare il paziente».
«Il fatto di aver creato una piattaforma di teleconsulto asincrono è la mossa vincente. Per prima cosa, perché questo non costringe il medico richiedente e il refertante ad essere collegati in contemporanea, il che è molto complicato. Si crea una specie di lista di attesa che ogni giorno si popola di decine di teleconsulti a seconda della lingua e dell’urgenza: ai medici della branca specialistica coinvolta arrivano degli alert (sms o email) ed il primo disponibile apre la scheda clinica, visiona gli eventuali esami strumentali e dà una risposta con suggerimenti ed indicazioni diagnostiche e terapeutiche. In un mondo che crea sempre più muri, il servizio di teleconsulto della Global Health Telemedicine crea dei ponti molto reali di prossimità e vicinanza; inoltre, in ogni teleconsulto c’è anche un po’ di formazione che è sempre importante».
«All’iniziativa hanno aderito 150 specialisti. Alcuni ospedali di eccellenza, come S. Giovanni e San Camillo di Roma, l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, il Centro Grandi Ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena, ed altre realtà hanno aderito ufficialmente al progetto. Abbiamo iniziato solo con la cardiologia e la radiologia ed oggi abbiamo ben 20 discipline mediche: cardiologia, dermatologia, neurologia, pediatria, radiologia, oculistica, chirurgia, ematologia, medicina interna, endocrinologia, ortopedia, urologia, medicina antalgica, oncologia, gastroenterologia, ustioni. In pochi anni, sono stati effettuati 5000 teleconsulti».
Dati di attività- ultimi tre mesi
«A Roma, la ASL 2 utilizza la piattaforma realizzata in Africa: potremmo dire che è una storia al contrario. La tecnologia e l’esperienza africana è una ricchezza anche per i paesi occidentali: infatti, anche altre realtà italiane hanno chiesto di utilizzare la piattaforma che si sta arricchendo sempre di nuove potenzialità. Oggi, il servizio è attivo in 15 paesi del mondo con 36 centri: in Africa, in Perù, in Brasile apriremo ad agosto e ci sono arrivate richieste da oltre 40 centri; una lista d’attesa lunga che risente delle ristrettezze economiche in questo campo. L’idea di globalizzazione della sanità è una scelta vincente; per questo, siamo alla ricerca di un main sponsor che entrerebbe a sostenere una realtà che ormai è già diffusa in tre continenti».