In Campania la prevenzione ai maltrattamenti entra nei Livelli Essenziali di Assistenza. La presa in carico passerà dal Comune alla ASL
Una escalation di violenza consumata in ambiti familiari, dagli esiti talvolta tragici, che negli ultimi mesi ha scosso l’opinione pubblica. Storie di abusi rimbalzate sui media che fotografano i peggiori risvolti di una provincia omertosa e degradata. Vittime innocenti, ancora una volta, i bambini. La Campania – insieme al resto del Sud Italia – protagonista di un record negativo per quanto riguarda i maltrattamenti e gli abusi sui minori. Un fenomeno che, al di là di alcuni casi, resta ancora tristemente sommerso.
«Il problema coinvolge a livello mondiale quasi sei milioni di bambini. Il 70% di questi casi, inoltre, avviene in ambito familiare» – spiega ai nostri microfoni la pediatra Nicoletta Gasparini, membro del Comitato Etico dell’Università Federico II di Napoli. «Parliamo di famiglie ad alto rischio sociale, economicamente danneggiate, contesti su cui gravano situazioni di particolare disagio che possono sfociare in violenza. Cè una grande disparità tra Nord e Sud Italia. Il punto è che al Nord sono presenti molte infrastrutture di supporto alla genitorialità – tra cui banalmente gli asili nido – rispetto al Sud dove invece permangono molte carenze in tal senso».
Fondamentale il ruolo del pediatra nel riconoscere alcuni campanelli d’allarme. «Ogni operatore sanitario – continua la pediatra – deve essere allertato sulla possibilità di intercettare questo maltrattamento. Purtroppo questo non è sempre facile, perchè i segni di abuso spesso vengono confusi con altri traumi che il bambino subisce: non a caso è partita di recente una task force di formazione specifica per gli operatori sanitari allo scopo di intercettare precocemente situazioni a rischio. Il ruolo del pediatra, sia di famiglia sia del pronto soccorso, fondamentale. Non dimentichiamo infatti – precisa la dottoressa – che molti casi di maltrattamento vengono fatti passare come cadute da biciclette o traumi accidentali, e invece basta scavare nelle anamnesi di questi casi per scoprire che si tratta in realtà di ben altro. Ogni sospetto di maltrattamento e abuso deve essere denunciato ai servizi sociali del Comune di appartenenza».
Proprio in Campania la prevenzione del maltrattamento e abuso sui minori è da poco entrata nei Livelli Essenziali d’Assistenza. Ciò significa che le competenze in materia passeranno dal Comune alle Aziende Sanitarie Locali ma, considerando i fisiologici tempi dal passaggio di consegne all’effettiva entrata a regime, oltre al sovraccarico delle ordinarie funzioni delle ASL, è altamente probabile un periodo di vuoto istituzionale sulla presa in carico di queste situazioni. «Già in passato c’è stata una sorta di affiancamento – spiega la dottoressa Gasparini -. Negli ultimi vent’anni il Consultorio Familiare dell’Istituto Toniolo di Napoli ha svolto continuativamente, per conto del Comune, la funzione di consulenza agli operatori sanitari e di valutazione, sostegno e cura ai bambini vittime ed ai loro genitori, ma anche decidendo di eventuali allontanamenti».
E sono tante le realtà che sul territorio operano in un’ottica di sostegno e prevenzione. «La Cooperativa “L’Orsa Maggiore” ad esempio – aggiunge la pediatra – di cui faccio parte, è nata nel 1995 ed è attiva attraverso il Centro Educativo territoriale, i Poli per le famiglie, il progetto “Spazio Mamme” insieme a Save The Children, e con la pratica dell’home visiting (visite domiciliari) che è dal 2017 ritenuta dal CISMAI (Coordinamento Italiano Servizi Maltrattamento all’Infanzia) una delle migliori pratiche per la prevenzione dell’abuso. L’home visiting permette infatti – conclude – di poter intercettare precocemente delle situazioni di rischio e sostenerle con un tutor o assistente sociale fin dai primi giorni dalla nascita del bambino, offrendo anche un sostegno alla genitorialità difficile».