La guerra civile strisciante che coinvolge la Libia non accenna a placarsi. E a farne le spese sono anche pazienti e operatori sanitari. Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Libya Observer almeno 5 medici sono morti nel bombardamento di un ospedale da campo ad Al Zaouia a circa 45 chilometri da Tripoli. Ci sarebbero anche […]
La guerra civile strisciante che coinvolge la Libia non accenna a placarsi. E a farne le spese sono anche pazienti e operatori sanitari. Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Libya Observer almeno 5 medici sono morti nel bombardamento di un ospedale da campo ad Al Zaouia a circa 45 chilometri da Tripoli. Ci sarebbero anche 8 feriti.
Il raid sarebbe opera delle milizie del generale Khalifa Haftar che da settimane sta tentando di conquistare la capitale libica. Il Ministero della Salute del Governo di accordo nazionale, presieduto da Fayez Al Serraj, ha condannato l’attacco, definito una violazione di tutte le leggi e le convenzioni locali e internazionali. L’ospedale da campo di Al Zaouia si trova lungo la strada per l’aeroporto di Tripoli, dunque in una posizione particolarmente importante dal punto di vista della strategia militare.
L’evento ha avuto larga eco a livello internazionale tanto che il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Filippo Anelli ha scritto al premier Giuseppe Conte un appello, a nome di tutti i medici italiani, «affinché richiami l’attenzione del nostro Governo e della Unione Europea sui fatti accaduti in Libia, tutelando gli operatori sanitari impegnati in teatri di guerra e ponendo così le basi per evitare che orrori simili abbiano a ripetersi». Anelli ha sottolineato che anche l’ospedale da campo italiano di Misurata, adibito alla cura dei civili, era stato alcune ore prima preso di mira, fortunatamente senza vittime. Secondo il presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) Foad Aodi, componente del Gdl Salute Globale di Fnomceo, sono 1.200 i morti dall’inizio del conflitto, tra cui 40 professionisti della sanità; 6mila i feriti. «L’ennesimo episodio di barbara violenza che ha visto trucidati in un raid ieri in Libia cinque medici, impegnati in attività di soccorso a una tra le popolazioni più martoriate della Terra – scrive Anelli a Conte – induce profonde quanto indignate riflessioni sul prezzo, troppo alto, che una professione quale quella medica si trova quotidianamente a pagare nel più raggelante silenzio e nella quasi totale indifferenza dei più. Sembra non essere più neanche un fatto di cronaca questo impegno professionale e umanitario che, al contrario, dovrebbe essere riconosciuto come esempio tra i più alti di dedizione al prossimo ancor di più se svolto in teatri di guerra dove sembra non soccorrere più neanche l’umana pietà».