Parla l’esperto, il professor Alberto Eibenstein: esami più accurati, veloci e comodi con minore impatto su Ssn tra costi e liste d’attesa
Medici e pazienti guardano con forte interesse ai progressi della tecnologia anche per l’OSAS. La sindrome delle apnee notturne ha infatti bisogno di diagnosi sempre più accurate e quindi la precisione delle strumentazioni ha una notevole importanza. Ma non è solo una questione legata ai risultati dei test. C’è anche la necessità di trovare soluzioni che possano, da una parte, “alleggerire” il Ssn tra liste d’attesa e costi (circa tre miliardi di euro) e, dall’altra, mettere in condizione chi soffre di questa patologia di potersi curare in contesti meno invasivi e più “familiari”. Un aspetto evidenziato da uno dei maggiori esperti di questa patologia, Alberto Eibenstein, specialista in otorino laringoiatria e audiologia, professore associato di Otorinolaringoiatria presso l’università de L’Aquila.
Professore, l’Osas è una patologia sempre più diffusa, ma se ne parla forse troppo poco in proporzione ai tanti pazienti che ne soffrono (solo in Italia quasi 2 milioni), però c’è grande attenzione dal mondo medico…
«L’attenzione sta aumentando perché questo tipo di patologia ha degli impatti sociali non indifferenti, in primo luogo sui pazienti portatori di questo problema perché più esposti a patologie di una certa rilevanza, sia neurologiche sia di tipo cardio circolatorio. Quindi richiedono interventi che ricadono sulla spesa sanitaria in maniera rilevante. In più ci sono delle correlazioni con gli incidenti sul lavoro, maggiori in un paziente che riesce a riposare meno, ovviamente sarà meno attento, meno presente durante la sua attività lavorativa. Se noi pensiamo a quello che può succedere a livello professionale nell’autotrasporto questo ha dei rilievi molto importanti. Ci sono studi che attestano il numero e la correlazione tra incidenti e pazienti affetti da disturbi del sonno».
Qual è il ruolo dell’otorino nella diagnosi e nel trattamento?
«Il ruolo dell’otorino è abbastanza rilevante, perché si trova a gestire le alte vie respiratorie, cioè quelle nelle quali quando c’è un’ostruzione respiratoria di tipo meccanico è lì che avviene il problema. Quindi il problema può essere a livello respiratorio nasale, molto frequentemente del palato molle, della base lingua. Quindi quando abbiamo il sospetto di un’apnea il paziente viene inviato a noi per una valutazione clinica che può essere fatta durante una visita specialistica con un esame, tramite endoscopia, lo strumentario che ci consente di visualizzare gli spazi dal naso fino al livello delle corde vocali. Abbiamo un’immagine completa che ci permette di correlare il quadro obiettivo con i valori dei test diagnostici che sono classicamente quelli della polisonnografia e monitoraggio cardio-respiratorio. Quindi possiamo dare un’informazione ai colleghi che ci inviano il paziente sulla sicurezza della situazione anatomica. Noi escludiamo che ci siano processi infiammatori di altra natura e lesioni di tipo espansivo che vanno ad ingombrare lo spazio. È fondamentale non trattare con un ventilatore meccanico un paziente con un tumore della base lingua. Quindi è una situazione in cui interveniamo in modo importante e proponiamo una serie di interventi chirurgici per rimodellare la struttura di queste vie respiratorie.
Lei parlava degli elevati costi della collettività. Immaginiamo che ci sia anche un elevato numero di accessi alle strutture pubbliche e, considerando l’elevata richiesta, un problema di sovraffollamento delle strutture.
«C’è una discrepanza tra la conoscenza, le necessità della popolazione e l’adeguamento dei vari parametri dell’offerta sanitaria. Quindi molto spesso ci troviamo di fronte ad una via preferenziale di tipo privato che viene offerta come alternativa anche nelle strutture pubbliche per saltare determinati tempi di attesa. Sicuramente è molto più difficile accedere nel momento in cui si cerca di fare una valutazione completamente da un punto di vista, questo per quanto riguarda i test diagnostici, polisonnografia soprattutto, spesso sostituita da monitoraggio cardio-respiratorio. Quindi è comunque una situazione non facilmente gestibile. Ci sono poi esami imprescindibili. Noi facciamo un’endoscopia delle prime vie respiratorie in sedazione, cioè induciamo un sonno para fisiologico per essere certi del sito ostruttivo. Questo tipo di metodica non viene sostenuto dal sistema sanitario e quindi ci troviamo a doverla eseguire in condizioni di regime privato oppure in associazione, interventi che richiedono un’anestesia, come una settoplastica, un intervento sui turbinati, nel momento in cui l’anestesista va ad indurre l’anestesia stessa. Quindi siamo costretti a barcamenarci tra soluzioni più o meno accettabili per garantire correttamente la migliore assistenza e risposta al paziente.
Grazie alle nuove tecnologiche si va verso test e interventi sempre meno invasivi e più comodi per i pazienti e in contesti molto simili a quelli familiari: l’obiettivo è farsi visitare e curare nel proprio letto piuttosto che in un ospedale.
«Sì fortunatamente, per la consapevolezza della problematica, molte strutture si sono adattate e grazie anche alla riduzione dei costi è possibile il monitoraggio della pressione arteriosa: il paziente entra, monta l’apparecchio, lo tiene per 24 ore e lo riporta. Lo stesso avviene per il monitoraggio cardio-respiratorio, viene consegnato l’apparecchio al paziente che lo porta a domicilio e poi lo riporta. È una pratica che si sta diffondendo».
Per saperne di più leggi anche Un allarme sociale chiamato OSAS. Apnee del sonno, medici tenuti a segnalazione per rinnovo patente
Nei prossimi numeri di Sanità Informazione saranno presenti ulteriori approfondimenti sulla patologia OSAS.
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