Circa 70mila ragazzi questa mattina hanno affrontato il test per l’accesso alle facoltà di Medicina, tra proteste e manifestazioni. Consulcesi organizza flashmob a Roma e accoglie i ricorsi e le segnalazioni di irregolarità. Il Rettore dell’università Sapienza Eugenio Gaudio: «Superare l’attuale sistema di selezione: ecco come fare…»
È prestissimo quando gli aspiranti studenti di Medicina iniziano ad affollare le sedi in cui si svolgono i test d’ingresso. Molti danno un’ultima occhiata a libri e riassunti; alcuni cercano di sdrammatizzare la situazione con battute e risate; diversi genitori fanno compagnia ai figli, consapevoli che il loro supporto sia necessario in un giorno così importante per il loro futuro. Un futuro che potrebbe essere sbarrato dal numero chiuso. Immancabili, anche quest’anno, le manifestazioni contro il sistema di selezione. Una «selezione di classe», in cui «non c’è uguaglianza», né «meritocrazia», si legge sullo striscione esposto all’università Sapienza di Roma dagli studenti del Fronte della Gioventù Comunista.
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Nello storico ateneo romano, tra le aspiranti matricole, sfilano anche Spiderman, Wonder Woman, Capitan America e Iron Man in camice bianco: un flashmob organizzato dal network legale Consulcesi, per ricordare che ogni medico è un supereroe, e che il primo nemico da sconfiggere a colpi di crocette è proprio il numero chiuso. Solo un candidato su sette riuscirà infatti ad ottenere un banco a Medicina. I posti sono aumentati (quest’anno sono 11.568) ma sono aumentati anche i candidati (69mila in tutta Italia). «È stato dato un contentino ai ragazzi – commenta Sara Saurini, avvocato Consulcesi –. Un aumento di posti che di fatto dimostra quello che abbiamo sempre sostenuto: le capacità ricettive delle facoltà e il fabbisogno nazionale sono maggiori di quanto ci è stato fatto credere negli anni passati».
Anche quest’anno, puntuali, arrivano numerose denunce e segnalazioni di irregolarità, dall’utilizzo di cellulari e auricolari-spia alla violazione della segretezza dei test e dell’anonimato dei candidati. «Tutte fattispecie da segnalare allo sportello online www.numerochiuso.info – spiega l’avvocato Saurini – che offre a studenti e genitori una prima consulenza e tutte le delucidazioni necessarie per valutare la possibilità di ricorrere alla giustizia amministrativa. Siamo qui per offrire una seconda possibilità a chi non supererà il test non perché non è preparato, ma perché il sistema non è meritocratico e non funziona».
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E, più passano le ore, più si allunga l’elenco delle irregolarità raccolte da Consulcesi: «Alla Sapienza sono intervenute le forze dell’ordine in quanto erano presenti alcuni studenti con documenti falsificati e 60 candidati sono stati spostati in un’altra aula. Sempre a Roma diversi studenti si sono portati la penna da casa e uno di loro, che poi si è spacciato per giornalista, aveva un microfono nella camicia. A Firenze invece la madre di un aspirante medico che presenta una particolare patologia per cui sono previsti degli accorgimenti (come ad esempio tempi di consegna del test più lunghi), riferisce che la commissione non ha voluto riconoscere quanto previsto da regolamento e che il ragazzo ha poi dovuto sostenere il test secondo le stesse modalità previste per gli altri. A L’Aquila alcuni ragazzi hanno chiesto l’intervento dei Carabinieri perché si erano accorti che alcuni candidati copiavano, e alla loro richiesta di verbalizzazione del fatto sono stati spostati, mentre chi barava è rimasto al suo posto. Questi i casi più gravi, ma si segnala anche il fatto, notato dai ragazzi a Pavia e a Palermo, che è stata inserita una domanda su Leonardo da Vinci quando, invece, il Miur aveva assicurato che il questionario avrebbe riguardato solo il periodo storico del ‘900. Per non parlare di un errore di battitura che però poteva inficiare il senso di una delle domande: a Firenze, infatti, studenti hanno segnalato di aver trovato nella domanda “un ovociti” e di aver perso diversi minuti a capire se si trattasse di singolare o plurale».
Un test, insomma, che non convince nessuno come ci racconta Adriano De Angelis, una laurea in professioni infermieristiche in tasca ma il sogno di diventare medico ancora nel cassetto: «Credo che il test di quest’anno sia ancora più sbagliato di quello degli anni passati – ci dice –. Hanno aumentato le domande di cultura generale e diminuito quelle di logica. Quindi non c’è nessun ragionamento, è pura fortuna. O la sai, o non la sai. E la cultura generale è propria di una persona, non di un medico».
Il rettore dell’università Sapienza Eugenio Gaudio propone quindi la sua ricetta per superare l’attuale sistema di selezione: «Il test va migliorato e secondo noi va basato su tre gambe: il modello a quiz va mantenuto perché, con tutti i suoi limiti, è il più oggettivo possibile; è poi importantissimo rinforzare l’orientamento e prevedere un test psico-attitudinale, perché il medico o il professionista sanitario necessitano di alcune caratteristiche che definirei vocazionali; infine, andrebbero valorizzati gli studi pregressi, in modo da non basare il risultato finale sull’esito di un unico momento in cui ci si gioca tutto, ma tenendo conto anche della storia dello studente».
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Il test, che a detta di Gaudio è «necessario per assicurare la qualità della formazione ed il diritto allo studio, che non equivale al diritto all’iscrizione», dovrebbe comunque svolgersi prima dell’inizio del percorso formativo, e non dopo la fine del primo anno, come previsto dal sistema alla francese e dalla proposta di legge attualmente in Parlamento: «Anche i francesi lo stanno cambiando – commenta Gaudio – e non rappresenta sicuramente la soluzione. Ammettere un numero amplissimo di studenti al primo anno imporrebbe un adeguamento delle aule, del numero di docenti e dei laboratori, e farebbe poi perdere a molti di loro un anno. Sarebbe senz’altro un sistema ancor più traumatico».