Attesa per il tavolo con il Ministro Speranza sulla vertenza che riguarda il rinnovo del contratto per la sanità privata, bloccato ormai da oltre 13 anni. L’intervista a Marianna Ferruzzi, segretario nazionale Cisl Fp
Rinnovare il contratto degli operatori della sanità privata per equipararlo a quello dei colleghi nel pubblico e farlo in tempi rapidi, è la richiesta messa sul tavolo dai sindacati CGIL, CISL e UIL convocati dal neo ministro della Salute, Roberto Speranza martedì 17 settembre presso la sede del Ministero di Lungotevere Ripa. In vista dell’atteso incontro, abbiamo raggiunto telefonicamente il segretario nazionale Cisl Fp, Marianna Ferruzzi con cui abbiamo ricostruito i punti salienti della vertenza.
Segretario Ferruzzi, lei domani siederà al tavolo indetto dal ministro Speranza. Questo incontro è stato salutato come un passo in avanti rispetto anche al rapporto che c’era tra i sindacati e il Ministro della Salute precedente…
«Assolutamente sì, noi consideriamo molto positivamente il fatto che il Ministro Speranza appena insediato abbia immediatamente preso in mano questa difficile vertenza convocando immediatamente le parti e quindi assumendo quel ruolo di interlocutore istituzionale che gli avevamo chiesto, per cercare di sbloccare questa difficile situazione».
Lei era stata molto critica, a luglio scorso, quando la incontrai alla Maratona Patto per la Salute. In quell’occasione c’era stato un incontro, un passo in avanti nell’interlocuzione con l’allora Ministro Grillo?
«No, purtroppo devo dire che da parte del precedente Governo e da parte del precedente Ministro della Salute, al di là delle dichiarazioni sui giornali, non c’era stata nessun tipo di richiesta di interlocuzione con le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL rispetto a questa difficile e complicata vertenza. Noi speriamo che l’incontro di domani produca quel risultato che ci consente veramente di ritornare al tavolo delle trattative e chiudere nel più breve tempo possibile questo contratto che ormai manca da oltre 13 anni».
Su cosa verterà il tavolo in programma domani?
«L’incontro riguarda specificatamente il rinnovo del contratto per la sanità privata. Noi abbiamo uno sciopero generale nazionale proclamato per la giornata di venerdì 20 settembre, proprio per cercare di sbloccare la trattativa. Noi al tavolo portiamo una richiesta molto semplice, molto chiara e che abbiamo sempre sostenuto sin dall’inizio: i datori di lavoro Aiop e Aris (sono le due associazioni che rappresentano i datori di lavoro e che operano nella sanità privata) si devono far carico di garantire lo stesso trattamento stipendiale ai professionisti che operano nel privato esattamente come nel pubblico. Stiamo parlando di fatto di un mercato protetto, perché è il mercato della sanità privata accreditata che lavora in accordo e sotto contratto con le Regioni, per cui davvero non è assolutamente più sostenibile né giustificabile la situazione che continua a vedere stipendi di fatto diversi tra un infermiere che opera nel pubblico e un infermiere che opera nel privato, oppure un OSS che opera nel pubblico e un OSS che opera nel privato».
Quant’è la differenza nel concreto?
«Stiamo parlando di una differenza che si aggira intorno ai 160 euro al mese. Se moltiplichiamo per le tredici mensilità stiamo di fatto a più di duemila euro di differenza all’anno. Differenza che si trascina ormai da tantissimi anni, perché nella sanità privata non c’è solo il problema del fatto che nella sanità pubblica il contratto è stato rinnovato nel 2018. Nella sanità privata manca anche l’ultimo biennio del periodo 2008-2009, quindi di fatto il rinnovo contrattuale di quei due anni. Quindi in questo settore la differenza che grava sugli stipendi dei lavoratori è molto pesante e si trascina da tantissimi anni».
Oggi è uscito il Rapporto Gimbe che stima tagli alla sanità del valore di 37 miliardi di euro in 10 anni. State vedendo un cambio di passo da questo punto di vista da parte del presidente Conte sia del neo Ministro Speranza?
«Le parole sono sicuramente significative, adesso bisogna però che si traducano in fatti. C’è un tavolo estremamente importante, che è il tavolo per il rinnovo del Patto per la Salute, lì inizieremo a misurare la reale volontà di un’inversione di tendenza, sia con nuovi e ulteriori finanziamenti, ma soprattutto con lo sblocco delle assunzioni. Noi abbiamo un grande problema in sanità ed è che stanno mancando circa 50mila professionisti sanitari. In questo Paese purtroppo la discussione spesso si concentra solo sulla figura del medico e non si parla sufficientemente delle altre professioni, ma noi stiamo rischiando tra tagli che ci sono stati negli anni passati, riduzione delle assunzioni, la legittima aspettativa di Quota 100 per colore che potranno andare in pensione… Stiamo parlando di una carenza di organico che arriverà a 50mila unità. Significa infermieri, OSS, personale tecnico, personale dedicato all’assistenza, che mancherà dalle corsie degli ospedali. Quindi è chiaro che due sono i segnali importanti. Da un lato il finanziamento, dall’altro lo sblocco complessivo delle assunzioni e la possibilità di utilizzare e scorrere le graduatorie».
Annullerete lo sciopero nel caso si trovasse l’accordo?
«Non ci può essere solo un’apertura, ci dovrà essere un impegno certo a realizzare quella che è la nostra richiesta in tempi rapidi. Se ci saranno queste condizioni è chiaro che valuteremo seriamente la possibilità di sospendere lo sciopero. Però solo se ci saranno le condizioni di un rinnovo certo e alle condizioni chieste, in tempi rapidi».