La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore al sociale Manuela Lanzarin, ha implementato il fondo per le famiglie di persone cerebrolesi o autistiche che si affidano a metodi codificati di riabilitazione neurocognitiva intensiva. «Ai 500 mila euro di stanziamento annuale per contributi alle spese sostenute dalle famiglie che applicano i metodi Doman, Vojta, Fay […]
La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore al sociale Manuela Lanzarin, ha implementato il fondo per le famiglie di persone cerebrolesi o autistiche che si affidano a metodi codificati di riabilitazione neurocognitiva intensiva. «Ai 500 mila euro di stanziamento annuale per contributi alle spese sostenute dalle famiglie che applicano i metodi Doman, Vojta, Fay e Aba, abbiamo aggiunto 200mila euro, recuperati con la manovra di variazione di bilancio – spiega l’assessore – al fine di potenziare il concorso regionale e di assicurare un contributo adeguato anche alle domande che arrivano da quanti si affidano al metodo Perfetti».
Doman, Vojta, Fay, Aba e Perfetti sono i nomi (o sigle) di metodi di riabilitazione neurocognitiva, interventi quotidiani e prolungati, percorsi di stimolazioni e attività terapeutiche intensive da svolgersi in team e senza soluzione di continuità, con conseguente notevole impegno economico delle famiglie.
Nel 2015 la Giunta regionale ha rimborsato 281 famiglie, 57 in più dell’anno precedente, concorrendo per il 47% alle spese sostenute. E le domande sono in continuo aumento.
«Nel potenziare il capitolo di bilancio che assicura un contributo alle famiglie che documentano il ricorso a questo tipo di cure – sottolinea l’assessore – abbiamo inteso garantire libertà di scelta e parità di trattamento ai portatori di handicap psicofisici». «Il Veneto ha fatto da battistrada nell’offrire copertura assistenziale a quanti si affidano a questi metodi innovativi di riabilitazione neurocognitiva, facendosi carico con risorse del proprio bilancio di una spesa non coperta dal servizio sanitario nazionale. Di fronte alle evidenze dei risultati, e alla domanda crescente di trattamento per persone che hanno subito lesioni cerebrali o sono affette da sindromi delle spettro autistico – conclude l’assessore – intendiamo confermare la scelta assunta con il primo provvedimento approvato nel 1999 e poi integrato con norme successive, allargando ulteriormente la ‘rosa’ dei metodi riabilitativi riconosciuti per la loro efficacia specifica».