A Bologna dal 12 al 15 ottobre il 50esimo Congresso della Società Italiana di Neurologia. La dottoressa Arabia: «L’emicrania, ad esempio, colpisce in Italia 4 milioni di donne e due milioni di uomini. Sul Parkinson più colpiti gli uomini»
La Società Italiana di Neurologia punta sulla ricerca e lo fa con un bando che sarà presentato in occasione del 50° congresso nazionale che si terrà a Bologna dal 12 al 15 ottobre. Per la prima volta SIN investirà direttamente 120mila euro a sostegno di tre progetti di giovani ricercatori under 40 che avranno come obiettivo studi clinici, epidemiologici, ricerche applicate o ricerche di base su neurologia di genere.
«Si tratta di un’importante novità che presenteremo al congresso – ha affermato il Professor Gianluigi Mancardi, Presidente Società Italiana di Neurologia e Clinica Neurologica dell’Università di Genova – Finanzieremo tre progetti di ricerca, ognuno per quaranta mila euro, su un argomento specifico che il consiglio direttivo di Sin aveva individuato nella neurologia di genere. I giovani ricercatori avranno tempo fino al 7 gennaio per presentare le domande che verranno analizzate dall’ufficio di Presidenza della Sin ed i migliori progetti verranno finanziati».
Le patologie neurologiche in Italia interessano milioni di persone e sono destinate ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione. Esistono differenze importanti tra uomo e donna sia in termini di funzionamento del cervello, (con maggiori capacità in abilità motorie e orientamento spaziale per gli uomini mentre maggiore empatia, memoria soprattutto verbale per il sesso femminile), sia per le patologie e come risposta alle terapie farmacologiche.
«La nuova sfida della medicina moderna è la medicina di precisione o personalizzata» sottolinea la professoressa Gennarina Arabia, Coordinatrice gruppo studio SIN sulla neurologia di genere e coordinatrice del Centro per lo studio dei disordini del movimento dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che sottolinea come le differenze tra uomo e donna sono sostanziali ed emergono anche nell’ambito della neurologia di genere. «Sono diverse le manifestazioni cliniche, pensiamo ad esempio all’emicrania che è una delle patologie più diffuse al mondo ed è molto più frequente nelle donne. In Italia su sei milioni che lamentano emicrania, quattro milioni sono donne con manifestazioni cliniche più gravi. Non solo – ha evidenziato la professoressa Arabia – è diversa la qualità di vita, perché le donne ad esempio tendono a perdere un maggior numero di giornate lavorative e quindi anche queste differenze di genere hanno un impatto sociale e nell’economia del Paese. Se pensiamo invece ad una patologia al maschile focalizziamo l’attenzione ad esempio sul Parkinson che si presenta per un 50 per cento in più nei maschi, ma sono le donne poi a sviluppare maggiormente gli effetti indesiderati della terapia».
Alla luce di queste differenze, dove sta andando la medicina e quali sono le novità che avete introdotto per poter agire in modo efficace?
«A livello mondiale l’attenzione sulle differenze di genere è molto alta, sia nella diagnosi che nella terapia si orientano verso sperimentazioni e approfondimenti su tutti quei fattori che possono dare risposta ai farmaci in modo differenziato».