Studio Fimmg ha dimostrato di poter ridurre di circa il 20% il numero delle cadute degli anziani e di circa il 45% il numero di accessi al Pronto soccorso con un intervento educazionale. La dottoressa che ha contribuito allo studio: «Potrà essere d’aiuto a gestire meglio l’anzianità del paziente da parte dell’MMG»
I traumi da caduta sono uno dei rischi più grandi per gli anziani con conseguenze importanti per la vita di questi pazienti e, quindi, anche per il Sistema sanitario nazionale. Uno studio denominato PREMIO, realizzato dalla Scuola di Ricerca della FIMMG in collaborazione con il Centro Ricerche San Raffaele Roma, si è chiesto cosa può fare il medico di famiglia per prevenire questi eventi, considerando che il medico di base è una delle figure professionali da sempre più vicine al paziente anziano.
Secondo i dati presentati al Congresso Fimmg in corso a Villasimius a Cagliari il medico di famiglia, attraverso un’attività di informazione e prevenzione, può contribuire a ridurre di circa il 20% il numero delle cadute degli anziani e di circa il 45% il numero di accessi al pronto soccorso.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Lucia Auriemma, Socio SIMP e SV, Società italiana Medicina di Prevenzione e degli stili di vita, che ha collaborato alla realizzazione dello studio e ha partecipato al simposio “Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano” organizzato da Onda e Daiichi Sankyo. «Lo studio potrà essere d’aiuto a gestire meglio l’anzianità del paziente da parte del medico di medicina generale che è la figura centrale che coordina le varie figure professionali che interagiscono con il paziente anziano» sottolinea Auriemma a Sanità Informazione che spiega: «Lo studio è stato possibile perché il medico di medicina generale è il medico di famiglia, quindi c’è una relazione anche di tipo affettivo legato al rapporto di fiducia, alla continuità dell’assistenza nel tempo e alla conoscenza».
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Dottoressa, lei ha partecipato allo studio PREMIO su cosa possono fare i medici di base per prevenire gli incidenti domestici che spesso sono eventi traumatici in particolare per i pazienti anziani. Cosa è emerso dallo studio?
«Dallo studio sono emersi dati importanti, sebbene siano dei dati preliminari e non finali. Lo studio si è rivolto a pazienti anziani superiori a 65 anni attraverso un semplice intervento educazionale (non si tratta di uno studio farmacologico). Il medico è intervenuto attraverso dei consigli e attraverso delle notizie pratiche da dare al paziente. I pazienti arruolati sono stati divisi nei gruppi ‘arruolati’ e ‘controllo’. Nel gruppo ‘intervento’ sono stati dati dei documenti: il paziente doveva registrare un evento caduta e specificare dove fosse avvenuta la caduta, se avesse richiesto l’intervento di un medico, di uno specialista, oppure del ricovero o dell’accesso al Pronto soccorso. Poi una scheda sull’attività fisica: il paziente del gruppo intervento veniva stimolato a fare attività fisica attraverso la consegna di un libricino educazionale preparato dalla Fimmg con i ‘cinque esercizi del benessere’, come li chiamiamo noi, esercizi molto semplici che si possono fare comodamente a casa e che migliorano il senso di equilibrio del paziente stesso. Poi abbiamo fatto un sopralluogo nella casa del paziente. Questo è possibile perché il medico di medicina generale è il medico di famiglia, quindi c’è una relazione anche di tipo affettivo legato al rapporto di fiducia, alla continuità dell’assistenza nel tempo e alla conoscenza. Quindi siamo andati a casa dei pazienti e abbiamo verificato se questi ambienti domestici presentassero dei rischi ambientali. A volte non ci si fa caso, ma magari c’è il pavimento scivoloso perché gelato. Oppure la presenza di tappeti, un pavimento non completamente intatto, la luminosità dell’ambiente. Abbiamo inoltre indagato anche sulle abitudini alimentari del paziente attraverso un questionario per scoprire ad esempio se il paziente anziano riesce a fare almeno un pasto al giorno con qualcuno. Quindi è venuto fuori anche questo aspetto di solitudine e emarginazione, oppure quello di vedere come era orientato nella spesa, dato che riflette anche la condizione economica».
«Mensilmente – continua la dottoressa – abbiamo fatto una telefonata per capire se c’era una difficoltà a seguire questo studio, e per stimolarli e motivarli soprattutto sull’attività fisica che è un po’ la nota dolente del paziente anziano. Alla fine abbiamo riscontrato un numero di cadute diminuite nei pazienti che erano stati sottoposti a questo programma rispetto a quelli che avevano ricevuto solo dei consigli alimentari e venivano seguiti secondo la normale routine della clinica».
«Poi è emerso anche che c’è una netta riduzione del numero di accessi al Pronto Soccorso. Cioè i pazienti su cui abbiamo applicato un programma di prevenzione delle cadute accedono molto di meno rispetto a quelli che non vengono istruiti. Non è un dato da poco visto che spesso gli accessi sono impropri e i medici non possono dedicarsi alle reali esigenze dell’Emergenza».
«Lo studio PREMIO – conclude Auriemma – è sicuramente uno studio che potrà dare risultati e potrà essere d’aiuto a gestire meglio l’anzianità del paziente da parte del medico di medicina generale che è la figura centrale, che coordina le varie figure professionali che interagiscono con il paziente anziano. Se oggi ci riappropriamo in maniera dignitosa ma anche umile di quelli che sono i nostri ruoli possiamo sicuramente migliorare lo stato di salute della popolazione e agire sulla prevenzione».