La professoressa Paola Frati, Professore Ordinario di Medicina Legale alla Sapienza di Roma, ha fatto il punto su criticità e nuove prospettive della Legge Gelli a margine del 121° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia
La Legge 24/2017 non solo incoraggia le buone pratiche e i percorsi virtuosi di rischio clinico, ma invita a raccogliere i dati dei contenziosi medico-legali e degli eventi avversi per capirne le cause e individuare le soluzioni.
La Società Italiana di Chirurgia (Sic) nel corso del 121° Congresso Nazionale, ha voluto dedicare un’importante sessione al settore generale della responsabilità sanitaria. Nel corso dei lavori congressuali, si è parlato anche della necessità di promuovere il dialogo tra specialisti sulla gestione del rischio clinico e del contenzioso medico-legale. Inoltre, docenti universitari e medici si sono confrontati sulle principali novità normative e giurisprudenziali che interessano la responsabilità sanitaria. Tra i relatori anche la professoressa Paola Frati, con un approfondimento sulle criticità e nuove prospettive della Legge 24/2017.
Professoressa Frati, dal congresso della società italiana di chirurgia un interessante focus sulla Legge Gelli che deve cambiare il rapporto tra medico e paziente…
«Sì, al congresso Sic c’è stato un focus importantissimo sulla responsabilità professionale e l’implementazione delle buone pratiche in un confronto attivo tra la magistratura, gli specialisti in chirurgia e la componente giudico e medico-legale. Ecco gli elementi emersi: l’importanza di attivazione di percorsi fondamentali di rischio clinico e prevenzione dell’errore, vissuti in maniera sinergica e integrata con la gestione del contenzioso. Gli specialisti in chirurgia sono pronti a recepire questi percorsi e sono disponibili ad audit, incontri formativi. La formazione è un aspetto indispensabile: plaudo veramente all’iniziativa della società di chirurgia sia ospedaliera che universitaria che insieme hanno attivato un percorso fondamentale di certificazione e formazione in merito ai propri consulenti e periti. Noi sappiamo che una parte importantissima della Legge 24/2017 è dedicata a questo aspetto, alla qualità dei periti e dei consulenti che devono dimostrare una specifica e comprovata esperienza. Sappiamo che nei giudizi di responsabilità sanitaria, gran parte dell’attività svolta dai periti e dai CTU deve necessariamente essere seria, ponderata e di qualità. Ho appreso che le società stanno attivando percorsi di formazione ECM volti a portare in tribunale una lista qualificata di periti e di CTU. Un altro spunto fondamentale è la documentazione sanitaria. I professionisti sanitari devono imparare a seguire un percorso che deve essere documentato. Chi è consapevole della propria attività ed è un professionista con la P maiuscola lo deve mettere per iscritto. Questo aiuta la difesa e dimostra che il percorso si è svolto secondo parametri di diligenza oggettivi. La Formazione è al centro di tutto; rimaniamo in attesa dei decreti attuativi sia per la parte assicurativa che per fornire garanzie alle strutture che scelgono l’auto ritenzione».