Salute, benessere e prevenzione i consigli quotidiani per vivere meglio.

Nutrizione 22 Ottobre 2019

Amici e nemici dell’intestino irritabile: ecco la Dieta Fodmap

Per migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile si può seguire la Dieta “Fodmap” – l’acronimo sta per Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli – il protocollo alimentare della Monash University in Australia che prevede l’esclusione di alimenti contenenti queste molecole e la loro sostituzione con alimenti “sicuri” per l’intestino. «La Dieta Fodmap è […]

di Giovanni Cedrone e Viviana Franzellitti

Per migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile si può seguire la Dieta “Fodmap – l’acronimo sta per Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli – il protocollo alimentare della Monash University in Australia che prevede l’esclusione di alimenti contenenti queste molecole e la loro sostituzione con alimenti “sicuri” per l’intestino.

«La Dieta Fodmap è la risposta più efficace che sia stata mai provata per il controllo del sintomo dell’intestino irritabile» ha spiegato a Sanità Informazione il professor Samir Sukkar Giuseppe, che si occupa di Dietetica e Nutrizione Clinica al Policlinico San Martino di Genova.

«Il regime dietetico prevede l’esclusione di tutta una serie di zuccheri per ridurre la sintomatologia: aglio, cipolla, latte e latticini, glutine, alcuni tipi di verdure e frutta come sedano, carciofi e asparagi, mele, pere e pesche per privilegiare il consumo di agrumi, fragole arance e kiwi, pomodori, pane e pasta senza glutine. Tutto ciò che provoca la fermentazione da parte dei batteri intestinali è teoricamente dannoso – ha continuato il professore -. Una Dieta Fodmap implica una grossa attenzione a livello nutrizionale: vanno eliminati anche tutti i dolcificanti e le caramelle senza zucchero».

Per i pazienti che presentano la sindrome dell’intestino irritabile con sintomi “colitici” invalidanti a seguito dei pasti, la dieta può essere davvero d’aiuto per mettere a riposo l’intestino. È evidente che «un’alimentazione di questo tipo prevede una dieta ristretta in termini di menu e può essere in controtendenza con le indicazioni generali che ci suggeriscono di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno – ha specificato il medico -. Esistono moltissimi soggetti che non posso mangiare così e per loro la dieta generalista deve essere un po’ modificata».

C’è da dire, però, che non è consigliabile seguirla per un lungo periodo di tempo perché è molto limitante; è per questo che dopo un periodo iniziale molto rigido, si possono reintrodurre gradualmente i cibi eliminati per verificare quale di questi è effettivamente responsabile della comparsa dei sintomi: «La Dieta Fodmap deve essere fatta in maniera rigorosa – ha evidenziato il professor Samir Sukkar – nel primo periodo si esclude tutto, poi c’è la reintroduzione di un tipo di Fodmap a maggiore contenuto, ad esempio, di fruttosio o lattosio. La reintroduzione deve essere progressiva con alimenti particolarmente ricchi in modo tale che non vada all’infinito».

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Gioco patologico, in uno studio la strategia di “autoesclusione fisica”

Il Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina traslazionale dell'Università Tor Vergata ha presentato una misura preventiva mirata a proteggere i giocatori a rischio di sviluppare problemi leg...
Salute

Cervello, le emozioni lo ‘accendono’ come il tatto o il movimento. Lo studio

Dagli scienziati dell'università Bicocca di Milano la prima dimostrazione della 'natura corporea' dei sentimenti, i ricercatori: "Le emozioni attivano regioni corticali che tipicamente rispondo...
Advocacy e Associazioni

Porpora trombotica trombocitopenica. ANPTT Onlus celebra la III Giornata nazionale

Evento “WeHealth” promosso in partnership con Sanofi e in collaborazione con Sics Editore per alzare l’attenzione sulla porpora trombotica trombocitopenica (TTP) e i bisogni ancora i...