Al San Giovanni Battista 20 posti letto di unità di risveglio dove arrivano pazienti in coma. È all’avanguardia sui temi della responsabilità professionale. Il Direttore generale: «Abbiamo un regolamento per la gestione del rischio ed un Comitato Valutazione Sinistri»
Entrando nel Castello della Magliana, alla periferia ovest della Capitale, che oggi ospita gli uffici dell’Ospedale San Giovanni Battista, sembra di fare un tuffo nel passato. Quella che era infatti una antica residenza di campagna dei Papi è dal 1959 proprietà del Sovrano militare Ordine di Malta e sede dell’Ospedale San Giovanni Battista che rappresenta una delle eccellenze della sanità laziale, come racconta a Sanità Informazione il Direttore generale della struttura Anna Paola Santaroni.
L’Ospedale San Giovanni Battista ha 220 posti letto, tutti nel settore della Riabilitazione, 20 dei quali sono dedicati ad una unità di risveglio per i pazienti in coma. «Oltre l’Ospedale abbiamo 14 ambulatori distribuiti sul territorio italiano e nel Lazio 7 poliambulatori nei quali è attivo il percorso per il diabete con specialisti di altissimo livello: un vero orgoglio» sottolinea Santaroni. L’Ospedale è una realtà innovativa anche sul fronte della responsabilità professionale, essendo stato uno dei primi ad applicare la Legge 24 del 2017: «Abbiamo un regolamento per la gestione del rischio ed un Comitato Valutazione Sinistri e siamo stati sicuramente una delle prime aziende ad applicare questa legge». Proprio su questo tema verterà il convegno “Lo Stato dell’arte a due anni dall’approvazione della legge Gelli”, che si svolgerà al San Giovanni Battista il prossimo 20 novembre e che vedrà tra gli altri la partecipazione del Presidente della Fondazione Italia in Salute Federico Gelli, del presidente Cogeaps Sergio Bovenga, del presidente della Simedet, Società italiana di Medicina diagnostica e terapeutica, Fernando Capuano.
Dottoressa, quali sono i servizi che erogate e in che modalità?
«L’Ospedale è equiparato al pubblico italiano per accordo internazionale. Abbiamo 220 posti letto, tutti di riabilitazione e 20 posti letto di Day Hospital. Le tipologie di riabilitazione sono diverse: 20 posti letto di unità di risveglio dove arrivano tutti i pazienti in coma; 200 di codice 56 sia per la riabilitazione ortopedica che neuromotoria ed infine c’è tutta la parte ambulatoriale di riabilitazione. Il nostro ospedale essendo equiparato al pubblico italiano è accreditato con il Servizio sanitario Nazionale come tutti i poliambulatori».
L’Ospedale che lei dirige è un Ospedale particolare, una struttura internazionale di proprietà dell’Ordine di Malta. Come è integrato nelle attività di quest’Ordine?
«L’Ordine di Malta è un Ordine internazionale e ha un’associazione dei Cavalieri italiani (ACISMOM), che gestisce sia gli ambulatori che l’ospedale. L’Ordine di Malta ha anche tanti ospedali nel mondo. Molti di questi sono in Germania ed in Francia ed uno a Betlemme. Sono oltre 4.500 i neonati venuti alla luce nel corso del 2018 nell’Ospedale della Sacra Famiglia, a Betlemme. Situato a pochi passi dalla Chiesa della Natività, dal 1990 l’Ospedale è gestito dall’Ordine di Malta: si tratta dell’unica struttura ospedaliera della regione in grado di accudire bimbi nati prima della 32esima settimana di gestazione, grazie al reparto di terapia intensiva neonatale e al personale altamente specializzato in nascite premature. Il 9% di tutti i bimbi nati nella struttura ha infatti bisogno di terapie intensive e grazie alle incubatrici e alle attrezzature di ultima generazione che trovano in questo ospedale riescono ad essere assistiti al meglio. Sempre presso la Sacra Famiglia lavorano insieme cristiani e musulmani e per questo è chiamato spesso “oasi di pace”».
Dottoressa mi diceva che lei in questo Ospedale fa già applicare la legge Gelli. Il tema della responsabilità è molto sentito dagli operatori….
«Noi abbiamo seguito la legge 24 sin dalla Commissione Alpa, dalla sua nascita. Come ho già detto abbiamo costituito da tempo il Comitato per la Valutazione Sinistri. Nella legge Gelli c’è la figura del medico legale che assume una importanza strategica ed il presidente del nostro CVS è un medico legale che ha collaborato con Federico Gelli. Abbiamo un regolamento per la gestione del rischio e siamo molto attenti a tutto quello che riguarda quelle che sono le norme della Legge. Da quando è entrata in vigore l’abbiamo applicata in tutto quello per cui era possibile applicarla. Tutto il personale si sente maggiormente tutelato e lavora con l’azienda per mantenere alto il livello qualitativo».
Lei è un manager donna. Che ruolo hanno i manager donna nella sanità italiana?
«Particolari difficoltà non ne ho avute, ho cominciato a muovere i primi passi come manager in Toscana, chiaramente era un mondo più al maschile che però non mi ha creato particolari problemi anzi ho trovato una grande apertura. Penso inoltre che la collaborazione tra uomini e donne manager sia vincente perchè abbiamo un approccio assolutamente differente ai problemi ad alla gestione organizzativa ma ci compensiamo perfettamente e quindi sicuramente tale collaborazione può costituire un valore aggiunto per la nostra sanità».