Lettera del Tavolo Interassociativo TiOPTO (Federottica-AdOO, Società Optometrica Italiana SOptI, AILAC, ALOEO, AIOC e Assogruppi Ottica
«Da anni ci battiamo per creare un protocollo d’intesa con la classe degli oftalmologi, al fine di creare un imbuto di raccolta che faccia sì che coloro che si rivolgono a noi per un esame della vista, si sottopongano anche ad una visita oculistica che accerti lo stato di salute degli occhi». Intervengono così, con una lettera a Sanità Informazione, i responsabili del Registro di Ottici e Optometristi (www.optometriaeottica.it) del Tavolo Interassociativo TiOPTO (Federottica-AdOO, Società Optometrica Italiana SOptI, AILAC, ALOEO, AIOC e Assogruppi Ottica). Il tema sollevato è quello del dialogo, non sempre lineare, con oculisti e oftalmologi.
«Vorremmo intervenire per chiarire informazioni fuorvianti e approssimative, che gettano immotivatamente discredito sulla categoria che rappresentiamo. Ci rincresce notare come un argomento di grande complessità e portata come la diagnosi tardiva delle patologie oculari, venga trattato con argomentazioni sommarie e riflessioni riduttive, rintracciando in un illecito operato della nostra categoria la principale causa di un tardivo intervento da parte dei medici nelle diagnosi. L’immagine distorta che ne viene fuori è quella di una categoria di ingannevoli sedicenti, pronti ad approfittare dell’ingenuità delle persone che a loro si rivolgono, facendo credere che un’analisi visiva optometrica sia l’equivalente di una visita medica oftalmologica. Nulla di più falso, ma a tali pittoreschi ritratti siamo già abituati. E non sprecheremmo tempo prezioso a rispondere a simili illazioni, se non fosse che è nostro dovere difendere il nostro profilo professionale e contrastare la volontà di istituire una nuova caccia alle streghe».
«Procediamo con ordine – spiegano ottici e optometristi –. Se ritenessimo che il nostro esame fosse un valido sostituto di una visita medica, che motivo avremmo di proporre un protocollo d’intesa? Inoltre, ormai da qualche anno, nei centri ottici è possibile imbattersi in un bel cartello rosso che recita: “L’analisi visiva da noi effettuata non permette di individuare la presenza di eventuali malattie dell’occhio quali, ad esempio, glaucoma, cataratta o patologie della retina. Per questo motivo raccomandiamo di effettuare con regolarità una visita medico-oculistica”. Nessuno ci ha chiesto di farlo. L’abbiamo fatto sulla base di una nostra iniziativa, per serietà professionale verso l’utente e proprio per evitare l’ingenerarsi di fraintendimenti circa il valore del nostro operato. Inoltre, da una ricerca svolta da Federottica presso i propri associati, risulta che ogni anno circa un milione e duecentomila utenti vengono inviati dai nostri colleghi al medico oculista per accertamenti di natura diagnostica: altro che abusivismo, altro che ingannevolezza. Inoltre, la normativa vigente riguardo le competenze dell’ottico (e dell’optometrista, per estensione), già prevede la segnalazione al medico per “eventuali condizioni del cliente che indichino anomalie degli occhi e della salute».
«Riteniamo di dover attribuire le recenti dichiarazioni di alcuni medici alla mancata conoscenza dell’operato dell’ottico e dell’optometrista e alla mancata conoscenza della realtà dei fatti circa presunti episodi di abusivismo. Se così fosse, se cioè sapessero in che cosa consiste un controllo optometrico, non avrebbero necessità di sminuire la nostra pratica professionale, imputando a noi un tardivo intervento nella diagnosi. Volendo definire cosa caratterizza professionalmente l’attività di ottici e optometristi, salvo distinguo in questo contesto di scarsa rilevanza, potremmo dire che si occupano della qualità e del comfort visivo delle persone e del come migliorarli. Dall’invenzione di occhiali e lenti a contatto, infatti, gli ottici si occupano in modo autonomo ed esclusivo della correzione ottica dei difetti ottici, progettando e fornendo occhiali e lenti. Più tardi, sono stati il veicolo professionale attraverso il quale le lenti a contatto si sono potute proporre e poi imporre come dispositivo alternativo (ed in taluni casi unico o superiore) di correzione di difetti visivi. Contemporaneamente, hanno supportato lo sviluppo tecnologico in ottica, attraverso l’introduzione sul mercato di lenti ed altri sistemi ottici e la loro validazione tecnica nell’utilizzo su persone con disabilità visive di vario tipo. Si sono poi – gli ottici – spinti oltre nella formazione realizzando corsi di optometria di qualità sempre maggiore fino all’approdo, nei primi anni 2000, al Corso di Laurea in Ottica e Optometria, in analogia alle realtà europee e internazionali. Chi è ottico ed è optometrista si dedica quindi ad un’attività più ampia rispetto a quella normata novant’anni or sono, ma con un chiaro confine, peraltro reiteratamente definito anche dalla suprema Corte di Cassazione: la diagnosi e la terapia di “vere e proprie malattie degli occhi” che sono di esclusiva competenza del medico oculista», specifica ancora la lettera.
«Che come categoria si svolga con diligenza la propria attività, lo dimostra il numero di refrazioni/esami della vista eseguite all’interno dei nostri centri ottici che, pur non esistendo statistiche certe, possiamo ragionevolmente pensare pesino per circa il 50% del totale. Non parliamo poi delle applicazioni di lenti a contatto, perché in quel caso la percentuale sfiora il 100%. Evidentemente, il pubblico si fida di noi, ed è una fiducia, si permetta il gioco di parole, non certamente data alla cieca, giacché il metro di riferimento è proprio il vedere bene – e nel fidarsi di noi comprende perfettamente quale sia il nostro ruolo: a nessun ottico o optometrista le persone hanno chiesto un intervento chirurgico, ma nemmeno la cura per una “semplice” congiuntivite. Sono affermazioni banali queste? Evidentemente no, perché con sempre maggiore insistenza alcuni medici oculisti ci accusano, davvero genericamente, di abusivismo professionale. Da circa tre anni è cominciata, in seguito alla presentazione in una trentina di Procure della Repubblica di un esposto ad opera di un’associazione di medici oculisti, una massiccia opera di ispezione da parte degli organi competenti presso i centri ottici. I tempi della giustizia, è cosa ben nota, sono piuttosto lenti, e non saremo certo noi a riferire in merito al lavoro di magistrati ed avvocati, ma crediamo sia già da ora ben chiaro che non esiste diffuso abusivismo, visto il numero di procedimenti chiusi ancor prima di arrivare a giudizio. Reale è, al contrario, il disagio generato dai continui attacchi, ai danni di una categoria, la nostra, che da sempre si è dimostrata aperta e collaborativa, proprio perché riconosce la diversità degli operati e ha ben chiare le differenze dei campi di intervento. Ci rammarichiamo, dunque, nel dover constatare che per l’ennesima volta è stato più semplice gettar fango senza verificare la veridicità di certe affermazioni, nascondendosi dietro il vessillo dell’avere a cuore la salute dei cittadini. E se si cominciasse ad avere a cuore i cittadini partendo dalla veridicità dell’informazione proposta?», concludono i responsabili del Registro di Ottici e Optometristi (www.optometriaeottica.it) del Tavolo Interassociativo TiOPTO (Federottica-AdOO, Società Optometrica Italiana SOptI, AILAC, ALOEO, AIOC e Assogruppi Ottica).