L’intervista ad Antonello Del Vecchio, neonatologo della Società Italiana di Pediatria: «Mix di droghe devastante, ma il loro utilizzo in gravidanza non è in aumento». E a provocare le crisi non c’è solo la cocaina ma anche gli antidepressivi
Quattro neonati ricoverati in terapia intensiva al policlinico Casilino di Roma perché positivi alla cocaina hanno acceso i riflettori sull’abuso di sostanze stupefacenti e dei suoi pericolosi effetti. L’utilizzo di droghe durante la gravidanza può produrre «effetti devastanti sul feto» come ci spiega il professor Antonello Del Vecchio, neonatologo e componente del Consiglio direttivo della Società Italiana di Pediatria (SIP), raggiunto telefonicamente da Sanità Informazione per un approfondimento sul tema.
Professore, siamo di fronte ad un aumento dei casi?
«È un fenomeno esistente di cui noi neonatologi siamo a conoscenza da sempre. L’uso di sostanze stupefacenti in gravidanza non è in aumento e continuerà ad esserci finché ci sarà lo smercio di queste sostanze, soprattutto di cocaina. Forse utilizzata un po’ di più negli ultimi anni, ma è un problema di cui ci occupiamo routinariamente. Mentre prima eravamo più preoccupati dell’uso di eroina, adesso stiamo riscontrando sempre più spesso dipendenza da cocaina. Molto più spesso, soprattutto nei soggetti più giovani, al consumo di cocaina o di eroina si associa il consumo di quei farmaci utilizzati spesso come ansiolitici, quelli che noi chiamiamo benzodiazepine. Anche le benzodiazepine, se assunte specialmente in prossimità del parto possono causare sindrome di astinenza con un decorso particolare, perché non la rileviamo subito nei primi due giorni di vita, ma può insorgere anche dopo quattro o cinque giorni dalla nascita».
Quali sono i primi segnali che riscontrate in questi bambini?
«Nella maggior parte dei casi sono le stesse mamme che ci avvertono, ci dicono che fanno uso di sostanze. In alcuni casi richiamano la nostra attenzione i genitori della donna, quando questa è molto giovane. Ci mettono in allarme perché sanno che il neonato potrebbe avere dei problemi, ma anche se in ogni caso ci sono dei segni clinici assolutamente inconfondibili. Sono bambini molto irritabili, non riusciamo ad alimentari regolarmente, a volte presentano tremori intensi e convulsioni, per una suzione alterata, non si riesce a mantenerli attaccati al seno della mamma e IN alcuni casi questo segno, da solo, può essere il primo segnale d’allarme di una incipiente sindrome di astinenza. Si va quindi a scavare nella storia materna e facilmente si arriva a capire che viene fatto uso di droghe. A questo punto il sospetto può trovare conferma con la ricerca della sostanza nelle urine del neonato».
Quali sono i danni che queste sostanze procurano al neonato?
«Dipende dalla sostanza che viene utilizzata. Le benzodiazepine non hanno generalmente effetti a lungo termine, ma la presenza o meno di astinenza dipende anche da quanto tempo sono state usate nel corso della gravidanza e dal dosaggio. In alcuni casi le donne assumono farmaci antidepressivi e non possono farne a meno perché seguono rigorosamente una prescrizione medica. In questi casi le donne ci avvertono per tempo, ancor prima del parto e noi seguiamo i neonati attraverso l’attribuzione del Finnegan score (anche modificato), che è un punteggio che si attribuisce al neonato rilevando ogni 3-4 ore i parametri vitali, i segni di eccitazione del sistema nervoso, la presenza di alcuni disturbi gastrointestinali, oppure febbre e sudorazione intensa. Con la cocaina invece, se viene assunta regolarmente già dal primo trimestre di gravidanza, possiamo avere perfino la sindrome cocainica che per fortuna non si vede molto frequentemente, ma che ha un suo fenotipo tipico. Ci sono dei segni costanti tra cui l’ipoplasia delle unghie. Riscontriamo delle unghie della mano poco rappresentate. Sono segni indiretti che ci mettono in allarme, poi è la sindrome dell’astinenza vera e propria che va valutata con attenzione e curata adeguatamente».
C’è il rischio di incorrere in danni neurologici?
«Sì, ci può essere e dipende molto dall’epoca della gravidanza in cui viene assunta la cocaina e in quale quantità. Sicuramente ci possono essere anomalie del sistema nervoso centrale e degli organi di senso. Ci sono anche complicanze vascolari a livello celebrale. Però, ripeto, nella nostra esperienza non vediamo tante lesioni neurologiche, anche perché molto spesso la cocaina viene consumata nel contesto di ceti più abbienti che, oltre alla possibilità di acquistare facilmente la droga, hanno anche la capacità di controllare la gravidanza in maniera molto più attenta che consente di riconoscere per tempo alterazioni fetali di rilievo».
Per le altre sostanze come l’eroina?
«La vita della donna eroinomane può essere facilmente immaginata e rappresentata come particolarmente precaria, piena di espedienti, soprattutto se non ha la possibilità di acquistare la sostanza. Sono donne che non vivono in uno stato di particolare benessere, tale da consentire una conduzione corretta della gravidanza. Molto spesso si associa all’abuso di eroina anche quello di metadone. Fumano marijuana. I soggetti più giovani, poi, fanno dei mix pazzeschi di sostanze spesso a noi sconosciute ed in questi casi facciamo fatica ad individuare una dipendenza specifica. Non siamo ancora riusciti a strutturare, e non è facile farlo, una diagnostica specifica per l’individuazione nelle urine o nel sangue di queste altre sostanze. In gravidanza gli effetti di queste droghe possono essere devastanti sul feto. Noi neonatologi, nella maggior parte dei casi, ci accorgiamo subito del problema ed avviamo le indagini diagnostiche ed impostiamo tempestivamente un trattamento».
Quali sono le maggiori criticità per voi neonatologi?
«La comparsa della sindrome da astinenza dipende molto dal tipo di droga e da quando è stata assunta l’ultima volta nel corso della gravidanza. Un importante problema si pone per quei neonati le cui mamme hanno fatto abuso di sostanze stupefacenti e che presentano disturbi che non possono essere limitati e contrastati da altri farmaci. In questi casi ci troveremo di fronte ad un neonato con tutti i segni della sindrome da astinenza, come ad esempio tachicardia persistente, estrema irrequietezza, pianto inconsolabile, e che quindi va gestito con un trattamento aspecifico, ma che garantisca un certo grado di sedazione. Anche perché le crisi di una sindrome da astinenza sono molto preoccupanti quando si manifestano, e possono davvero colpire e spaventare chi non è abituato a vederle. Se conosciamo la sostanza siamo in grado di contrastane l’effetto e l’astinenza. Per la cocaina, ad esempio, incontriamo molte difficoltà perché non abbiamo un farmaco specifico per contrastarne gli effetti. Anche se molto spesso non sappiamo ancora oggi se assistiamo agli effetti della cocaina ancora in circolo del neonato dopo l’ultima assunzione materna o se si tratta di una vera e propria crisi di astinenza».