In attesa delle assunzioni, ecco i timori di FNOMCeO, sindacati e medici: piccoli ospedali a rischio grane per i primari. “Trappole” in Stabilità per i Direttori generali e servizi a rischio. Sempre di più i medici che fanno ricorso
In attesa di stabilizzazioni e assunzioni, i turni massacranti continuano a restare l’incubo dei medici. L’anno nuovo si è aperto con le vecchie, in realtà annose, criticità che tolgono letteralmente il sonno ai camici bianchi, costretti a sacrifici per tenere in piedi il Ssn. Problematiche destinate ad avere ripercussioni sempre più pesanti per i cittadini, in particolar modo proprio per la carenza di personale che ostacola l’applicazione della direttiva europea 2003/88 sugli orari di lavoro.
Lo mette in evidenza anche il presidente della FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri), Roberta Chersevani, citando come esempio Gorizia, la realtà da cui proviene: «Credo che, in questa situazione, questo reparto sia destinato a chiudere. D’altronde sono proprio gli ospedali più piccoli a soffrire di più per la mancanza di personale». Un riferimento anche alla necessità di nuove assunzioni: «È stato proprio il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, in una intervista successiva agli Stati generali, a sottolineare che il Ssn ha retto, fin qui, proprio per i sacrifici dei medici anche sul piano degli orari in più di lavoro. Ma adesso questo non può più accadere se non si vuole essere sanzionati dall’Europa. Quindi la soluzione è avere nuove risorse, altri lavoratori al posto di quelli che, ora, devono fare i turni giusti».
Ma proprio l’organizzazione dei turni resta un complicato rebus per chi si trova in corsia, in particolare per i primari che devono organizzarli. «C’è una grossa difficoltà sui turni – conferma Domenico Crimì, presidente regionale (nel Lazio) dell’ANPO, l’Associazione Nazionale dei Primari Ospedalieri – nei vari servizi, sia chirurgici che di assistenza. Ho mandato una circolare ai colleghi che rappresento: possono organizzare la turnazione nel rispetto della legge europea con il personale a disposizione e, laddove risultino carenze di personale, devono rivolgersi alla direzione sanitaria aziendale o alla direzione generale. Devono agire in questa maniera per evitare penalizzazioni. I primari, inoltre, non possono disporre nuove assunzioni. Tutto è delegato ai direttori generali che hanno questa possibilità, chiedendo anche deroghe alla Regione. Ad ogni modo – conclude Crimì – i cittadini devono essere messi a conoscenza che ci sarà una riduzione dell’assistenza. Fino all’entrata in vigore della legge sugli orari di lavoro, si ovviava alla richiesta con il sacrificio dei medici, ma ora si deve provvedere con le assunzioni».
Un percorso già avviato, ma ancora tutto in salita in uno scenario reso ancora più complicato dalle disposizioni della Legge di Stabilità per i Direttori Generali. Le aziende e chi le guida potranno infatti essere commissariate se verrà registrato un deficit pari al 10% della differenza tra costi e ricavi e comunque superiore ai 10 milioni. « Questo non va bene – contesta Massimo Cozza, segretario della Cgil Fp-Cgil Medici – anche perché si tratta di una misura valida solo per la sanità. In aziende pubbliche di altri settori continuano ad esserci buone uscite per gli amministratori anche in caso di perdite. Questo, inoltre, rischia di creare ulteriori riduzione per i cittadini visto che i direttori generali si troveranno davanti al bivio: tagli o va via».
Altro fronte caldo resta quello dei ricorsi. Migliaia sono già partiti, ma lo Stato rischia di doverne fronteggiare un numero sempre maggiore anche in virtù di infrazioni che continuano o situazioni al limite, come nel caso della Basilicata, che con una legge Regionale ha scavalcato le disposizioni di Bruxelles. Solo Consulcesi Group, punto di riferimento per la tutela legale della classe medica, ha raccolto oltre 5mila ricorsi, iscrivendo a ruolo già le prime cause. «C’è il rischio – commenta ancora Cozza – di dover fare i conti con infrazioni e ricorsi ma anche di non poter più garantire i servizi e comunque abbassare la qualità delle prestazioni». Un altro aspetto, quest’ultimo, che preoccupa seriamente medici e pazienti. Una delle tematiche più dibattute negli ospedali di tutta Italia, come sottolinea Renato Scifo, responsabile provinciale della Cgil di Catania, presente a Roma per supportare la protesta dei medici: «L’ultimatum dell’Unione europea sul rispetto dell’orario di lavoro non ha fatto altro che porre in evidenza ciò che segnaliamo da anni, ovvero: siamo sotto organico, l’ emergenza-urgenza non può essere garantita, c’è un drastico aumento esponenziale del rischio clinico con il cittadino che si trova davanti ad organici insufficienti e personale sottoposto a turni massacranti. È fin troppo chiaro, insomma, che servono nuove assunzioni. Anche perché – aggiunge – se lo Stato facesse dei conti di tipo economico troverebbe ovvio prevenire, adeguando gli organici, piuttosto che pagare. Nei processi che andranno avanti, così come sta già avvenendo, avranno ragione agli operatori che sono penalizzati o peggio ancora si dovranno pagare multe salatissime all’Ue che ci sta già mettendo sotto sanzione».