Ancora un caso di violenza contro gli operatori sanitari nei giorni scorsi a Trieste ai danni degli operatori del 118. Immediata la risposta dei sindacati: ecco la proposta di CISL medici Lombardia per contrastare il fenomeno
Dei 4000 casi di violenza registrati sul luogo di lavoro in media in un anno, più di 1200 riguardano operatori sanitari, 2 su 3 contro donne, l’ultima nei giorni scorsi a Trieste ai danni degli operatori del 118. La risposta dei sindacati è stata immediata: la segreteria FSI-USAE di Trieste ha messo a disposizione ogni forma di assistenza e di tutela per gli operatori aggrediti, mentre da CISL medici Lombardia arriva una proposta per contrastare il fenomeno.
«Servirebbe un ruolo educativo da parte dei medici verso quelle persone particolarmente aggressive ed esasperate – commenta Danilo Mazzacane, segretario regionale Cisl medici Lombardia – . Il pugno di ferro forse non è confacente alla situazione, pertanto, prendendo spunto dalla scuola, sarebbe opportuno un intervento rieducativo in un fenomeno sociale che è assurdo. Il cittadino, in quanto persona, ha bisogno del medico per comunicare non soltanto i problemi di natura organica, ma anche la ricaduta psicologica che può avere la malattia. Forse, portare gli aggressori negli istituti sanitari per espiare la pena, può diventare un deterrente. Come Cisl Lombardia – lancia una proposta Mazzacane – abbiamo ideato lo spazio Etico, un luogo per affrontare queste situazioni, dal burnout, alle problematiche delle malattie mentali, cercando anche di rendere partecipi le associazioni dei pazienti e offrendo uno sportello di sostegno per coloro che sono in difficoltà».