L’annuncio del sottosegretario alla Salute Vito De Filippo ai microfoni di Sanità informazione: «Portata la sofferenza dei medici all’attenzione del governo». Sugli orari di lavoro: «Già migliaia di ricorsi, bene ministro Lorenzin a non concedere ulteriori proroghe»
Il 2016 sarà l’anno del rinnovo del contratto». Il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo fissa – ai microfoni di Sanità informazione – un importante obiettivo: uno dei più attesi da oltre 100mila medici pubblici e al contempo uno dei più difficili da centrare. Fondamentale, però, dare risposte ad una categoria che ha chiuso il 2015 in trincea.
Rinnovo del contratto e difficoltà nell’applicare la legge europea sugli orari di lavoro sono stati proprio i vessilli sbandierati in piazza dai medici nello sciopero di dicembre. Ma saranno anche i temi forti dei prossimi mesi tra i concorsi già annunciati per supplire alla carenza di personale e l’apertura delle trattative contrattuali, delegata proprio al sottosegretario De Filippo.
«Due problemi molto seri – ammette il numero due di Lungotevere Ripa –. Oggettivamente, i contratti sono fermi da troppi anni. C’è una sofferenza che il Ministero della Salute ha più volte sollevato al governo. Ci siamo resi conto che il tempo è passato e ne è passato anche troppo (l’ultimo rinnovo nel 2009, ndr). Speriamo che il 2016 sia l’anno dei contratti e delle nuove assunzioni, con tutti i limiti e la rigidità di queste ultime norme. Però è oggettivo che c’è un momento di cambiamento determinato dalla spinta del Ministero sul governo e sul parlamento, che ha prodotto il primo risultato».
Riguardo gli orari di lavoro, in una recente conferenza stampa, lei ha parlato di migliaia di ricorsi. Questo è un altro problema da affrontare.
«È il risultato di questi anni di proroga. Bene ha fatto il ministro a non utilizzare più questo strumento. La normativa comunitaria era già chiara da molti anni ma dall’anno scorso, direi, è diventata chiarissima. Molte regioni si sono anche organizzate, alcune no, come succede spesso in Italia. Oggi bisogna prendere atto che c’è un nuovo contesto, i medici hanno diritto al riposo e a turni che siano sostenibili, ovvero quelli di 48 ore massimo».
I medici scendono in piazza, chiedono attenzione alla politica e si rivolgono, sempre più spesso, ai tribunali. Qual è la sua chiave di lettura?
«Il diritto di una persona deve essere in qualche modo esperito in tutte le sedi. Ci rendiamo conto che in molte circostanze anche l’esasperazione era così alta; quindi questo ricorso anche ad altri organi, come quelli dei tribunali, non mi sembra una cosa eccessiva. È comprensibile, francamente».
Riguardo ai contratti, come risponde all’accusa dei sindacati riguardo le intenzioni del governo di portare in agonia il Servizio sanitario nazionale pubblico per avvantaggiare il privato?
«Stiamo portando avanti un grande lavoro per rendere sostenibile e uniforme il sistema sanitario italiano. Se non si vuole vedere da questa angolazione il lavoro che stiamo facendo, si ha qualche pregiudizio. Abbiamo a cuore un sistema sanitario pubblico, equo e universale, ben coscienti che ci sono cambiamenti importanti, bisogni nuovi e farmaci innovativi. Quindi la sostenibilità è un grande tema. Noi non dobbiamo perdere tempo affinché questo sistema sia efficiente e sia uniforme. Perché non tutti gli italiani, in merito a quanto c’è scritto nella Costituzione, lo hanno riconosciuto. Ci sono molti territori nel nostro Paese che non hanno servizi sanitari adeguati come altri. Quindi vogliamo un Ssn uniforme e sostenibile, proprio perché difendiamo il sistema pubblico».
Sugli orari di lavoro c’è un cronoprogramma ben definito. Invece per quanto riguarda il contratto, lei genericamente parlava del prossimo anno.