I temi trattati riguardano aspetti come l’onere probatorio nella responsabilità contrattuale sanitaria, la rivalsa della struttura verso il medico, la lesione del diritto all’autodeterminazione terapeutica
«Lo scorso 11 novembre sono state depositate le dieci decisioni della suprema Corte di Cassazione sulla responsabilità sanitaria che erano state annunciate dopo le udienze dello scorso luglio. I temi trattati riguardano aspetti cardinali nel sistema della responsabilità sanitaria tra i quali: l’onere probatorio nella responsabilità contrattuale sanitaria, la rivalsa della struttura verso il medico, la lesione del diritto all’autodeterminazione terapeutica, i limiti alla applicazione retroattiva delle leggi Balduzzi e Gelli, e la liquidazione del danno patrimoniale e non».
Ad annunciarlo è Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute e ‘padre’ della legge 24/2017 sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale.
«Quel che comunque emerge in modo chiaro è la consapevolezza, ormai raggiunta trasversalmente dal legislatore e dalla più alta giurisprudenza, che la disciplina del danno alla persona e in particolare la materia della responsabilità sanitaria sono temi che non possono essere affrontati in modo parcellizzato ma in un’ottica di sistema che tenga conto delle esigenze di sostenibilità e di protezione che governano il settore. In questo senso, la legge 24/2017, dalla quale integrale attuazione oggi non si può più prescindere, disegna traiettorie convergenti in cui responsabilità, danno ed assicurazione compongono – o almeno dovrebbero comporre – un quadro unitario ed armonico», prosegue Gelli.
«Benché si tratti di sentenze che originano da ricorsi approdati alla terza sezione della Corte (demandata alla regolazione delle controversie in materia di responsabilità e danno), la notizia è stata accompagnata da una attesa tale da attribuire loro una valenza nomofilattica di portata generale, quasi si trattasse di decisioni quadro destinate a divenire pilastri dello specifico settore della responsabilità civile da fatto sanitario», aggiunge l’avvocato Maurizio Hazan, vicepresidente della Fondazione Italia in Salute.
«Nello specifico, le dieci sentenze, mirano, per un verso, a risolvere taluni contrasti in essere – prendendo posizione chiara e motivata – e per l’altro confermano orientamenti già affermati in giurisprudenza (come per esempio quello sulla personalizzazione del danno non patrimoniale). Ma non mancano alcune difficoltà di coordinamento tra una pronuncia e l’altra, alla luce delle quali è lecito attendersi l’accendersi di nuovi dibattiti critici», conclude Hazan.