Intervista al presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale, Stefano Graziano: «Da oggi più assistenza ai nostri cittadini. Avanti anche con la lotta alle aggressioni negli ospedali e ad una riprogrammazione degli accessi alle facoltà di Medicina»
La sanità campana inizia in questi giorni a muovere i primi passi fuori dal regime di commissariamento, passando dopo ben 10 anni di gestione straordinaria a una gestione ordinaria del settore. Un risultato ottenuto mettendo in campo ingenti sforzi che hanno portato a una risalita dei Livelli essenziali di Assistenza, elemento sui quali si è sostanzialmente giocata tutta la partita. Ma altri fattori, dalla sicurezza del personale sanitario alla carenza di medici nelle strutture pesano ancora troppo sulla “serenità” della sanità regionale. Questi ed altri temi abbiamo affrontato con Stefano Graziano, presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Campania.
Presidente, siamo a quanto pare fuori dal Commissariamento. Cosa cambierà da in concreto per i cittadini campani?
«Il Commissariamento ci ha penalizzato in molti modi: innanzitutto minori servizi ai cittadini a causa della diminuita capacità di spesa e soprattutto ha aumentato il divario fra nord e sud dal punto di vista della spesa sanitaria. L’uscità dalla gestione straordinaria ci permetterà finalmente di investire a garanzia di una migliore risposta di salute ai cittadini».
Il regionalismo differenziato di cui tanto si parla è qualcosa che apporterebbe più benefici alla Sanità del sud o viceversa la penalizzerebbe ulteriormente?
«Il regionalismo differenziato, così come concepito nell’ottica leghista, avrebbe sicuramente penalizzato il meridione. Se ragioniamo invece di un federalismo differenziato che permetta di essere realmente in concorrenza, cioè partire da quelli che sono i costi standard della sanità, allora la situazione cambia».
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La sanità in Campania può avvalersi di centri di eccellenza, dotati di reparti specializzati e delle più moderne tecnologie. Quanto ancora si può fare, anche nell’ottica dell’uscita dal Commissariamento?
«In questi cinque anni abbiamo fatto un grande lavoro innanzitutto con i Livelli Essenziali di Assistenza, passando da 107 a 170, motivo per il quale siamo finalmente fuori dal Commissariamento. Le nostre grandi eccellenze vanno innanzitutto comunicate, c’è bisogno che la popolazione sappia che in Campania ci sono grandi professionisti invidiati da tutto il mondo. Detto ciò, l’impegno è nel tenere qui con noi questi professionisti, dando loro la possibilità di lavorare nelle migliori condizioni possibili, e soprattutto in massima sicurezza».
A proposito di sicurezza, uno dei temi più caldi relativi alla sanità del sud è quello delle aggressioni al personale sanitario. Si sta dando la giusta attenzione a questa problematica?
«La sicurezza è proprio il fattore su cui è maggiormente necessario investire anche per quanto riguarda il problema delle aggressioni. Dobbiamo fare in modo che gli operatori sanitari, a cui va il nostro ringraziamento per il lavoro che ogni giorno svolgono con passione e dedizione per il nostro servizio sanitario regionale e soprattutto per i nostri cittadini, abbiano sempre più tutele da questo punto di vista. Il dato culturale non va trascurato, ma il grosso del lavoro andrà fatto sulla videosorveglianza, per aumentare il livello di sicurezza dei nostri operatori».
Onorevole, a seguito della recente pronuncia del Consiglio di Stato che ha riammesso alle facoltà di Medicina 250 studenti a seguito di ricorso, lei si è schierato, in un suo post su Facebook, a favore di un netto ripensamento del criterio del numero chiuso…
«Credo che ci siano due problematiche essenziali in merito: una riguarda i criteri di accesso, l’altra riguarda la carenza di medici nel nostro Paese. Ravviso l’esigenza di aprire a tutti, in una logica di programmazione che è mancata fino ad oggi, le facoltà di Medicina e Chirurgia per avere più medici. La mia proposta è di utilizzare il sistema francese, cioè ammettere tutti gli studenti a frequentare il primo anno, e far sì che l’accesso agli anni successivi sia subordinato al superamento degli esami con una media almeno del 27. Questo significherebbe valutare gli studenti realmente nel merito, e non con un test iniziale avulso dalla maggior parte delle attività che il giovane studente andrà a svolgere».