Antonio Naddeo, presidente dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni a sanità informazione: «In legge bilancio stesse risorse per rinnovo contratti 2019-2021 della tornata precedente. In corso discussione Governo-sindacati se sono sufficienti»
«Entro il 2020 con buona probabilità si chiuderà uno dei contratti della sanità da rinnovare per il triennio 2019-2021». È ottimista Antonio Naddeo, presidente ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, sui prossimi rinnovi contrattuali che attendono il mondo del pubblico impiego e quindi anche della sanità. Appena arrivato Naddeo ha portato a termine la difficile trattativa per il rinnovo del contratto della dirigenza medica 2016-2018 con la preintesa del luglio scorso. Ora sparge ottimismo su una trattativa che sembra più in discesa della precedente, durata un decennio, ma che tuttavia non è priva di insidie. «Le risorse previste nella Legge di Bilancio 2020 potrebbero portare a chiudere nel nuovo anno i contratti: dare continuità alla contrattazione sarebbe un segnale importante per un settore così rilevante come quello della sanità», sottolinea Naddeo a Sanità Informazione. I sindacati chiedono però che le regioni siano lasciate libere di aumentare i salari accessori in modo da premiare il merito. Un’ipotesi che Naddeo non esclude: «Bisogna vedere in che modo e quali regioni lo possono fare rispetto ad altre. Abbiamo regioni che sono in piano di rientro e altre no».
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Presidente, nella legge di bilancio ci sono le risorse per il nuovo contratto. Ma dobbiamo ricordare che per quello precedente ci sono voluti dieci anni…
«Nella legge di Bilancio fin dalla presentazione ci sono le risorse per il rinnovo dei contratti 2019-2021. Le risorse sono più o meno in percentuali identica a quelle della tornata precedente. C’è una discussione sindacato – governo se queste risorse sono sufficienti. Però in realtà l’apposizione delle risorse c’è e a mio avviso i contratti potrebbero anche partire soprattutto per dare continuità a quello che si è appena concluso, sia quello del comparto che quello dell’area dirigenziale che si sta per concludere 2016-2018. Dare continuità alla contrattazione sarebbe un segnale importante per un settore così rilevante come quello della sanità».
La cifra del 3,49% di aumento. Però si dice anche che le regioni potrebbero mettere risorse proprie aggiuntive sul salario accessorio. Secondo lei è un’ipotesi percorribile?
«C’è questa possibilità da parte delle regioni di integrare le risorse. Questo spetta a loro. Poi bisogna vedere in che modo e quali regioni lo possono fare rispetto ad altre. Abbiamo regioni che sono in piano di rientro e altre no. Però c’è questa possibilità ed è stata utilizzata in passato. Adesso quelle regioni che hanno queste possibilità potrebbero integrare questo 3,49%».
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Quante possibilità ci sono che si inizi a chiudere i contratti già nel 2020?
«Sicuramente iniziano farsi i contratti nel 2020. Poi ovviamente bisogna capire se si riescono a fare tutti entro il 2020. L’Aran deve fare quattro contratti per i comparti e quattro contratti per le aree dirigenziali. Diciamo che entro il 2020 un contratto della sanità, che sia quanto meno quello del comparto, secondo me ci sono buone possibilità di farlo».