«Il primo passo è l’accordo regionale Lombardia 2020 dove verranno chiesti più incentivi per il personale di studio e il sostegno dei giovani medici nell’avvio della propria attività di medicina convenzionata. La cronicità rimane la sfida principale» così Paola Pedrini, alla guida di FIMMG Lombardia
Ricambio generazionale e innovazione tecnologica. Questi gli ambiti su cui Paola Pedrini, eletta alla guida di FIMMG Lombardia lo scorso novembre, intende intervenire. Bergamasca, 37 anni, Paola è il segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina generale più giovane d’Italia. Un primato che, con l’essere donna, rappresenta un valore aggiunto in un momento di grande cambiamento per la categoria. È lei stessa a raccontarlo.
«La mia visione è quella dei giovani medici che entrano nella professione in una realtà completamente diversa rispetto a trent’anni fa, la medicina generale è in una fase in cui deve necessariamente evolvere».
Come intende impostare il nuovo corso?
«Sicuramente punterò sulle aggregazioni; il lavoro in micro-team è il futuro, quindi i medici di medicina generale saranno affiancati da personale sanitario e amministrativo, con la possibilità di utilizzare nuovi strumenti diagnostici e valorizzare la telemedicina negli studi».
Un ricambio generazionale che deve fare i conti con la carenza di medici però…
«In realtà, in Lombardia il numero dei corsisti è aumentato ed adeguato alle necessità del territorio. Purtroppo, queste modifiche sono state fatte un pochino tardi perciò per alcuni anni ci saranno dei problemi perché i pensionamenti sono superiori agli ingressi e si dovranno studiare soluzioni temporanee, in attesa che i corsisti entrino nella professione».
Questo è l’anno della medicina di genere, quale cambiamento porterà per i medici di medicina generale? .
«Il tema mi è particolarmente caro, perché faccio parte della commissione FNOMCeO sulla medicina di genere. Posso dire che sta partendo un piano di sensibilizzazione attraverso gli ordini sanitari sul tema, come previsto dall’Articolo 3 del decreto-legge approvato lo scorso mese di giugno, per stimolare la formazione a partire dalle Università, ma anche la formazione continua dei medici proprio perché c’è ancora poca conoscenza e deve essere diffusa maggiormente».
Proprio il tema della formazione continua è molto dibattuto, cosa ne pensa?
«Beh, la formazione è importante e proprio per questo vanno pensati dei percorsi adeguati ad ogni medico, secondo la propria attività e interesse e va resa più disponibile a tutti in modo da rendere il medico in condizione di formarsi. Ci sono ad esempio corsi a distanza di qualità che permettono ai medici di rimanere al passo».
Per il 2020 quale sarà la sfida?
«Il primo passo è l’accordo regionale Lombardia 2020 dove verranno chiesti più incentivi per il personale di studio, che è un aiuto fondamentale per strutturare meglio l’attività lavorativa dei medici di medicina generale e per garantire una vera continuità di cura. Gli altri temi fondamentali saranno il sostegno dei giovani medici nell’avvio della propria attività di medicina convenzionata, senza dimenticare le aree disagiate, pensando alla medicina di aggregazione ma con soluzioni funzionali alle caratteristiche del territorio. La cronicità rimane la sfida principale a causa dei cambiamenti demografici della popolazione. E infine la collaborazione con gli altri operatori sanitari».